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Zoran, il mio nipote scemo

Regia di Matteo Oleotto vedi scheda film

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La recensione su Zoran, il mio nipote scemo

di alan smithee
8 stelle

"El vin, l'è bon....l'acqua che piaxe al can".....probabilmente sbaglio a scriverlo (sono ligure con una troppo lontana discendenza veneta) ma questo è l'irresistibile refrain di una gustosissima,  brillante e pure in fondo semiseria commedia comica che vede finalmente al centro di tutti, e non solo più come prezioso ed imprescindibile corredo ad altre storie,  il gigantesco (in molte accezioni) Giuseppe Battiston. Paolo Bressan è un fallito, un emarginato, un irrisolto, come lo sono tutti coloro che si ritrovano in più occasioni della giornata presso il bar più volitivo che si sia mai visto (nella parete in fondo all'angolo vende pure i pneumatici) di un paesino del nord-est vicino  aTrieste, a tracannare vinaccio appena travasato per dimenticare, per non pensare ai problemi della vita, per occupare la mente a pensare ad esempio alle colorazioni mutevoli di un semaforo. "Io si che ne ho bevuto di vino buono, mica come quello di adesso...ma voi giovani non capite un cazzo"....queste ad esempio sono le parole della mamma ottuagenaria e spesso alticcia del barista dal cuore d'oro Giustino, quello che la sera ospita abitualmente a tarda ora il nostro Paolo Bressan che vi si rifugia per non incappare, sbarellato, al posto di blocco dei carabinieri a pochi passi dalla casa dell'oste. Un omone, il nostro, che è rimasto bambino da quando la vita lo ha relegato a nullità,  a fallito abbandonato dalla bella moglie slovena, occupato di malavoglia a preparare da mangiare in un ospizio, odiando ed insultanto gli anziani ospiti. Quando un giorno Paolo viene avvisato della morte di una certa zia Anja in Slovenia, della quale egli risulta unico erede, quasi senza sapere chi ella sia, l'uomo si precipita oltre confine per andare a batter cassa sulla eventuale eredità.  Ma l'unico lascito che gli viene conferito è un cugino pseudo-autistico (quindi senza mezzi termini "scemo" secondo l'innappellabile giudizio del burbero Paolo), che dovrà accudire per cinque giorni prima che questi venga accolto in un collegio per orfani. La convivenza inizia nel peggiore dei modi ed il ragazzo, che parla un italiano irresistibilmente forbito, frutto di un apprendimento spontaneo della lingua tramite due improbabili romanzi che nessuno conosce, si rivela presto un peso impossibile per il cinico zio; almeno finché questi non scopre  la non comune abilità del ragazzino con il gioco delle freccette, e medita subito di iscriverlo ad un corcorso internazionale a Glasgow, per lucrare il bottino riveniente dal primo premio in palio. La vicenda alla fine è solamente un brillante e godibile pretesto per accostare due personaggi incredibilmente eterogenei che sembra impossibile possanoc trovare una possibilità di intesa e complicità.  Godibile, brillante, magnificamente recitato dall'attore splendido che ben conosciamo ed apprezziamo nelle sue frequenti partecipazioni e caratterizzazioni (fantastico prete intrallazzatore e indebitato nell'ultimo irrsistibile Mazzacurati "La sedia della felicita'", pure essomambientato in un nord-est quasi "western"), il film esordio di Oleotto è il prodotto che concilia finalmente, dopo troppe delusioni sbanca-botteghino, la commedia con l'arte cinematografica. Un film intelligente, comico, cattivo e pure scorretto, buonista ma non troppo perche' dalla sgradevolezza e dal vizio non si guarisce tanto facilmente; un'opera piccola che tuttavia che meriterebbe la distribuzione garantita a ben altri piu' banali, triviali e scontati sketch televisivi spacciati come cinema ad un pubblico che si accontenta troppo facilmente, e che incassano spropositi e che creano indignazione se solo si prova, senza neanche troppa malizia, a denunciarne i pesanti ed imbarazzanti limiti. Invece Zoran, incuranti del successo veneziano ottenuto alla sua presentazione, viene relegato a qualche sparuta sala dove non è sufficiente un distratto passaparola per assicurarne la tenuta nelle sale. Questa è la commedia che ci meritiamo, almeno al cinema, non quello che saremo obbligati a vedere a giorni, se decideremo di continuare a frequentare le sale quando spunteranno le temibili ed egemoni proposte natalizie ormai pericolosamente imminenti.

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