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Alabama Monroe - Una storia d'amore

Regia di Felix Van Groeningen vedi scheda film

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La recensione su Alabama Monroe - Una storia d'amore

di amandagriss
6 stelle

Il sogno americano è un‘illusione di felicità (che raggiunge ogni luogo del mondo).

Di pace in terra.

Di appagamento, di completezza.

Di vuoti riempiti.

È la gioia di vivere.

È tutto che ciò occorre, ciò che non fa chiedere/desiderare altro.

È il miracolo di stringere tra le mani, di vedere realizzato quello che si è sempre rincorso.

 

Ma il sogno americano è solo un sogno e, come tutti i sogni, muoiono all’alba.

Una chimera.

Inconciliabile con la realtà della vita, sadica spietata crudele.

Vita traditrice, che toglie così come un tempo ha dato.

Che lacera così come una volta ha sanato.

Che divide così come una volta ha unito.

È da ingenui credere di poter essere felici in eterno. È un concetto proprio delle favole, dei film,

di tanti film (d’oltreoceano) che altro non sono che fiabe in movimento.

La felicità è un istante, è il tempo di una canzone,

è il momento dilatato di uno scambio di languidi sguardi,

è un bacio, una notte passata a letto insieme.

Si può costruirla mettendosi d’impegno, gettando solide fondamenta affinché duri il più possibile,

affinché abbia un futuro, perché non la si veda sfiorire nel giro di poche ore, giorni o settimane.

Ma il conto da pagare, la vita alla fine, ce lo presenta sempre.

Più o meno salato, però certamente condito del suo inconfondibile retrogusto amaro.

Vedere infrangere i propri sogni -che nel frattempo sono divenuti stile di vita-

come un uccello che sbatte contro un vetro, esalando il suo ultimo respiro,

vedere perdere chi è parte integrante o un pezzo fondamentale di se stessi

è un’esperienza (inevitabile) che lascia il segno;

è un sordo dolore, che delude, soffoca, trafigge, trasforma, annienta.

La vita ha i suoi percorsi, i suoi (tragici) traguardi. I suoi nomi (comuni).

I sogni posseggono un ampio respiro, sono liberi, hanno le ali e volano alto.

Scelgono di chiamarsi in maniera inconsueta, bizzarra, stravagante, simbolica.

Sono gli unici, marchiati con l’inchiostro sulla pelle, a rimanere eterni.

Scoperti, in bella vista.

Lì, a raccontare una storia, un’idea di vita, un sogno afferrato e poi perduto.

 

locandina

Alabama Monroe - Una storia d'amore (2013): locandina

 

Se non sapessimo che Alabama Monroe è un film europeo, di nazionalità belga,

saremmo indotti a pensare che si tratti di una pellicola made in USA. Ha tutti i connotati per esserlo.

A partire dal titolo, e relativa locandina, in cui spicca una bella bionda in costume a stelle e strisce,

per procedere poi nella rappresentazione di uno stile di vita che il nostro immaginario cinefilo

identifica con quello americano, di una certa America che conduce un’esistenza alternativa,

per niente tecnologizzata, ancora a stretto contatto con la natura, immersa nel verde,

con le sue roulottes e un quotidiano semplice, rilassato, dove a farla da padrone è l’arte:

la musica country al suo grado più puro e il disegno, la pittura, i tatuaggi.

Una storia senza tempo e senza luogo.

Potrebbe essere qualunque parte dell’America e invece siamo in Europa.

E il tempo, in verità, è il nostro passato prossimo.

 

Cinema minimalista le cui periculiari asperità vengono limate e ammorbidite

da notevoli guizzi registici in riferimento a inquadrature, fotografia e montaggio.

E la scelta appropriata di narrare in flashback conferisce maggior valore all’opera,

con le sue abili sapenti alternanze tra presente e passato.

Struggente e bellissima la scena -così come è costruita- del decesso della piccola.

Particolare e intenso, il finale.

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