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Quinto potere

Regia di Sidney Lumet vedi scheda film

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La recensione su Quinto potere

di Furetto60
9 stelle

Capolavoro di Sidney Lumet

Beale alias Peter Finch, è un conduttore di programmi tv di mezza età, rimasto vedovo da poco, una sera, sapendo che sta per essere licenziato, a causa dei suoi bassi indici d'ascolto, annuncia in diretta televisiva di volersi suicidare, ovviamente si scatena un putiferio mediatico. Tuttavia l’effetto paradossale, è che gli indici d’ascolto si risollevano. Il network cinicamente sfrutta l’improvvisa popolarità di Beale. In breve l’oscuro commentatore del notiziario, si trasforma nel " profeta dell’etere” un tele-predicatore, che arringa con successo le folle. Howard si persuade addirittura di essere in contatto con un’entità superiore, e di trasmettere il suo messaggio all’umanità. Beale nelle sue pirotecniche esternazioni , non lesina il suo furioso grido d'accusa contro i guasti contemporanei, per denunciare il disagio dell'individuo, non risparmiando i suoi strali, contro coloro che in nome del profitto, calpestano gli interessi e i diritti dei singoli. Max Schumacher alias William Holden, collega di lunga data di Beale, è l'unico, fra i dirigenti del network, a conservare lucidità e umanità, intuendo il disordine mentale dell’amico, tenta invano di salvarlo dal baratro della sua follia e dagli sciacallaggi dei suoi superiori. Personaggio in antitesi a quello di Schumacher è Diana Christensen alias Faye Dunaway, la responsabile del settore programmi della UBS, donna arrivista e cinica, che persegue con feroce e nevrotica determinazione l'auditel, perfetta personificazione di una scala di valori basata sul successo, in termini di ascolti, la donna promuove una televisione del dolore, che si alimenta delle frustrazioni e del desiderio di violenza del pubblico. Ogni allusione a odierni programmi di intrattenimento italiani, è puramente casuale. Opera sinistri accordi con un gruppo di fanatici terroristi per ottenere in esclusiva filmati di rapine e di altri atti criminali, da mandare in onda durante un programma chiamato L'ora di Mao Tse-tung. Tra i due nascerà a sorpresa una breve relazione, vissuta da Max con grande slancio affettivo, anche se carico di rimorsi, mentre per lei, incapace di provare sentimenti, sarà solo un passatempo sessuale. In bilico fra dramma e satira, “Quinto potere” ci porge una inquietante rappresentazione di un’umanità, in piena deriva morale e di una nazione talmente disorientata da obbedire ai deliri di un uomo “fuori controllo”, come nella famosa scena in cui Beale ordina agli spettatori di recarsi alla finestra e di urlare la frase: "Sono incazzato nero e tutto questo non lo accetterò più!". Fotografia allucinante, di una società dominata dalle perverse leggi del successo e del profitto, e in cui i confini tra informazione e spettacolo sono sempre più labili e il lecito e il criminale, si sovrappongono e si confondono. Il destino tragico, di Beale sarà deciso a tavolino, allorquando i suoi programmi cominciano a perdere “share” durante un incontro informale dei vertici dell’emittente , spalleggiati da una spietata Diana, che non mostra la minima ritrosia o scrupolo morale, a far cancellare una vita, pur di non perdere ascolti. Il film di Lumet rappresenta una impietosa e graffiante parabola, sul ruolo dei mass-media nella nostra vita quotidiana. Capolavoro sempre attuale, che dopo 40 anni non ha perso il suo spirito dissacratorio. Impreziosito da una brillante sceneggiatura di Chayefsky, coadiuvato dalla magistrale regia di Lumet, che valorizza al massimo le performance di un cast artistico strepitoso. L'attore inglese Peter Finch, regala un’interpretazione funambolica,ricca di pathos, in contrasto con quella misurata di un altrettanto straordinario William Holden. Grande anche la prova di Faye Dunaway, Vanno citati inoltre Robert Duvall nella parte di un arrogante dirigente del network, e soprattutto di Ned Beatty in quella di Arhtur Jensen, presidente della società proprietaria della UBS, che in un delirante e surreale monologo, espone a un esterrefatto Beale, i principi di quello che lui chiama "il sistema del dollaro" che è l’unico che muove il mondo.

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