Regia di Asghar Farhadi vedi scheda film
Dopo quattro anni Amhad torna a casa dalla ex moglie Marie per firmare le carte del divorzio. Qui trova però una situazione assai complicata: lei è incinta del nuovo compagno Samir, che a sua volta ha una moglie in coma dopo un tentativo di suicidio. La figlia di Marie, avuta da un precedente rapporto, accusa la madre di essere stata insieme al suo amante la responsabile del suicidio della donna, e vuole scapparsene da casa.
Il regista iraniano Asghar Farhadi dipinge un dramma corposo il cui tema principale è (come da titolo) il passato: ciascuno dei protagonisti, infatti, vorrebbe distaccarsi da ciò che si trova alle sue spalle, senza riuscirci. Marie è legata al rapporto forse non ancora risolto con Amhad, che d'altra parte prova gli stessi sentimenti; Samir è legato alla moglie in coma, in bilico tra vita e morte. In tutti i casi la corda è difficile da tagliare, e nessuno sembra davvero in grado di compiere questo passo doloroso e necessario. Il film di Farhadi è di quelli che conoscono un solo colore - non c'è spazio per nulla che non sia rappresentazione di difficoltà e incomprensioni, grovigli di rimorsi mai sopiti, parole gridate in un turbinio di accuse reciproche. Come spesso in questi casi l'assenza di sfumature può sembrare fin troppo totalizzante; il regista - attraverso la recitazione spontanea degli attori e nessun orpello cinematografico - raggiunge però il suo scopo nel dipingere una moderna tragedia del quotidiano.
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