Regia di Bennett Miller vedi scheda film
Ispirato alla vera storia dei fratelli Mark e Dave Shultz, campioni olimpionici nel 1984, il film sembra un vero e proprio saggio shakespeariano, scandito da feroci e lugubri pulsioni, dove l'animo nero pece dell'uomo viene contaminato dal seme della follia. Impressionante la ricostruzione operata da Miller di eventi, luoghi e persone, ancora più impressionante il lavoro degli attori. Steve Carell nei panni del miliardario Dupont mette i brividi, molto convincente Ruffalo, ma a mio modesto parere il migliore è Tatum, corpo cangiante in continua evoluzione. La parabola sportiva in definitiva è solo la confezione di un film che ha il pregio di delineare con efficacia personaggi emotivamente complessi e pieni di sfaccettature. Un film che fa dell'ambiguità la sua forza, sottraendo certezze allo spettatore , che non è in grado di orientarsi fra tensioni emotive, intellettuali e corporee. Tra dissolvenze e stacchi puntuali, Miller dirige nel più classico dei modi, mettendo a fuoco con rigore ed obiettività la vicenda senza mai schierarsi. Qualche caduta di ritmo c'è, ed il film richiede impegno. Sconta inoltre un finale frettoloso, ma nel complesso raggiunge un buon risultato
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