Espandi menu
cerca
Foxcatcher - Una storia americana

Regia di Bennett Miller vedi scheda film

Recensioni

L'autore

mc 5

mc 5

Iscritto dal 9 settembre 2006 Vai al suo profilo
  • Seguaci 119
  • Post 1
  • Recensioni 1059
  • Playlist 57
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Foxcatcher - Una storia americana

di mc 5
10 stelle

Un film che ti lascia come annichilito e senza parole. Alla fine esci dalla sala che sei ammutolito. E sicuramente sgomento dopo un finale sconcertante ed estremamente drammatico, che ovviamente non riferirò nemmeno sotto tortura. Tanto più se si pensa che quel finale e tutta l'intera vicenda rappresentano fedelmente una storia realmente accaduta nell'America della fine degli anni 80. Diciamo subito una cosa importante. Il film è straordinario, magnifico, ma ha un problema. Un dettaglio che forse ne è il segno distintivo quanto a stile scelto dal regista (e ciò che ne esalta la bellezza) ma che per qualcuno può rappresentare un ostacolo difficilmente sormontabile: si tratta di opera dai tempi narrativi lentissimi, davvero uno dei film più lenti che abbia mai visto. Ma mi resta difficile capire come non si possa realizzare che questi tempi dilatati sono proprio ciò che decreta l'immenso fascino di questa pellicola. Siamo nel 1987. Una famiglia modesta. Dopo la separazione dei genitori, due fratellini sono cresciuti assieme, quello più anziano ha sempre fatto da padre all'altro. E sono naturalmente legatissimi, oltretutto uniti da una comune passione per lo sport della lotta, che entrambi perfezionano fino a diventarne campioni. Mark è quello più giovane (un magistrale Channing Tatum che mai t'aspetteresti così bravo), l'altro -quello protettivo- è Dave (un trattenuto e calibratissimo Mark Ruffalo). Mentre tutto il mondo (sportivo e non) sta aspettando le Olimpiadi di Seul del 1988, ecco che entra improvvisamente nelle vite dei due atleti una figura singolare. E' il signor John Du Pont, di tradizioni famigliari nobili e ricco sfondato. Sì, una specie di mecenate, ma non è così semplice la faccenda. Si tratta di un uomo dai molti lati oscuri, con la mente probabilmente annebbiata da ossessioni e singolari manìe. E' una figura di uomo impossibile da raccontare, bisogna proprio vedere il film anche solo per avvicinarsi all'idea di costui, peraltro interpretato da uno Steve Carell assolutamente da Oscar, qui peraltro cambiato fisicamente nei connotati (truccato con un naso prominente che quasi ne impedisce la riconoscibilità). E mai -dico mai- nessuno avrebbe lontamente immaginato di vedere un popolarissimo comico americano offrire una interpretazione drammatica così sofisticata e rigorosa. Costui è -a tempo perso evidentemente in quanto come detto ricco da paura- coach di lotta oltre ad avere alcune fisse che lo ossessionano -tipo il circondarsi di armi e mezzi militari che lui curiosamente fa collocare nella sua tenuta- ma tutte riconducibili a due elementi: il rapporto inestricabile tra lui e l'anziana madre (un' intensa Vanessa Redgrave) e soprattutto la sua passione (davvero ossessiva) per le sorti della sua Nazione. Egli, di fede chiaramente repubblicana, si sente come investito da una Missione Superiore: salvare l'America (da cosa non si sa, ma immagino il Comunismo come suo principale nemico da estirpare e combattere). Insomma John prende Mark sotto la sua ala protettiva e ne fa come una specie di figlioccio (anche se qualche elemento fa scorgere qualche morbosità nel suo atteggiamento che d'altra parte è oscuro come l'intera sua personalità. John VUOLE, anzi ESIGE, che Mark diventi -dopo faticosissimi allenamenti- Campione del Mondo nelle ormai prossime olimpiadi. Gli allenamenti procedono senza pause, mentre il fatello maggiore Dave ha voluto tenersi fuori da questa "operazione", finchè non percepisce che il fratello Mark è stato come "plagiato" da quel riccone assai strano. Ovviamente John individua quasi da subito Dave come un intruso che glielo vuole portare via e comincia ad odiarlo profondamente. Ma ho già raccontato fin troppo e vi invito a vedere il film al cinema, anche se -lo ripeto- è un film che esige impegno e attenzione, e non perchè sia complicato od ostico ma solo per uno stile assai lento. Un film che ti lascia senza parole, e ti induce ad una singolare sensazione di disagio e malessere. Il genio del film sta nel far parlare non tanto le voci ma al loro posto quei corpi silenti d'atleti con le loro "prese" e con le loro mosse durante gli infiniti allenamenti. Ma l'idea più grande è la tremenda parabola su un imperialismo (economico-culturale) a rischio (nello sguardo di un ricco radicalmente reazionario come John) di cedere a causa della perdita dei propri Valori Americani.
Tre attori superbi in una storia drammatica.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati