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Come ti spaccio la famiglia

Regia di Rawson Marshall Thurber vedi scheda film

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La recensione su Come ti spaccio la famiglia

di mc 5
8 stelle

Chi mi conosce sa del pessimo rapporto che il sottoscritto ha maturato con la commedia americana negli ultimi anni. Diciamo che detesto lo stile e il pensiero (se ne esiste uno) di Judd Apatow, che trovo piuttosto funzionale ad una forma mentis tipicamente americana, quella secondo cui è eccitante trasgredire, anche pesantemente, purchè alla fine ci si ravveda e si ritorni o alla famigliola con mogliettina e pargoletti scodinzolanti o dalla fidanzatina amorosa e sbaciucchiosa. Ma siccome Apatow era forse troppo raffinato ed implicava risvolti troppo intellettuali, ecco arrivare la spallata definitiva, quella che ha consegnato il gusto medio (non solo americano, visto il successo globale della saga di "Una notte da leoni") nelle mani del furbissimo Todd Phillips, il quale ha sdoganato un umorismo greve e volgare coniugandolo con una verve anarchica e sfrenata, a produrre una comicità tra il cinico e il demenziale che pare incontrare il consenso del pubblico, specialmente quello giovanile, che è poi quello che consuma più cinema. La scelta di Apatow e Phillips ha dato dunque la stura ad una serie di commedie triviali ma intrise di un imprescindibile moralismo che rispecchia la fondamentale componente puritana della cultura made in USA. Ecco allora perchè, dopo quella ciofeca totale di "Io sono tu" con un deludente Jason Bateman, avevo fatto voto di astenermi per un bel po' da questo genere. Poi è arrivata questa commedia il cui trailer ci ha inseguito per mesi. Però ho riscontrato con una certa sorpresa che i critici italiani (quasi tutti) ne parlavano in termini assai generosi e così mi son detto "proviamo". Effettivamente (pur senza mutare il mio pensiero su questo genere) mi sono divertito. Di questo film non si può parlare male, perchè per essere godibile lo è, ma -attenzione- si tratta di un prodotto studiato scientificamente per accapparrarsi risate e sorrisi. Dunque un film clamorosamente "piacione" che per andare a colpo sicuro ricorre ad una scrittura estremamente prevedibile. In altri termini, un film molto "studiato," però "studiato bene", che utilizza personaggi legati a evidenti clichès ma che, c'è poco da fare, fanno ridere. E se uno fa poco lo schizzinoso e allontana pretese cinfile, in effetti c'è da divertirsi sul serio. L'idea insomma che mi sono fatto di questo film è di un prodotto "ad orologeria", dove tutto è calcolato e non c'è la minima sbavatura. Anche se poi questo concorre a farne un'opera dalla qualità cinematografica scarsamente rilevante. Ma, a differenza dei critici che si sono esibiti in elogi a mio avviso sproporzionati, io vorrei mettere il dito nella piaga. E qui la piaga è evidentemente individuabile nel modo "sbarazzino" in cui si vorrebbe "sfrucugliare" un certo costume sociale e mentale prettamente americano. Lo stile, infatti, utilizzato per criticare un certa mentalità benpensante americana è assolutamente blando e superficiale. E il curioso è che sono proprio questi i momenti che fanno più ridere. Tipo le frustrazioni sessuali della coppia amica dei due protagonisti. Oppure quella inquadratura finale sulle piantine di marijuana in primo piano nel giardino di casa. Se ne sorride, certo, ma sono cose risapute e già viste, che non impressionano. Cosa c'è infatti di trasgressivo se una coppia, ancorchè benpensante, fa ricorso a un vibratore, oppure se una famigliola coltiva due o tre piantine di marijuana in giardino? Poco o niente. La storia narrata, pur nel suo evolversi scontato, è comunque simpatica e divertente. Danid Clark, giovanotto squattrinato e un po' sfigato, sbarca il lunario spacciando "fumo". Un giorno due energumeni lo prelevano e lo portano al cospetto di un boss della droga, il quale gli affida un incarico da galoppino per trasportare dal Messico a Denver una grossa partita di droga. E lui, che se la passa non tanto bene, accetta. Solo che, per superare con maggior agio i controlli della legge, allestisce in quattro e quattr'otto una famiglia fasulla, con moglie e due figli. Questa è solo la partenza di un film che non lesina gag piccanti e situazioni al limite del buon gusto.Il sale della vicenda è fornito dai continui battibecchi tra i componenti di questa famiglia posticcia. Il cast è formidabile, anche se gli attori sono prigionieri di un copione di una rigidità matematica, per cui lavorano tutti con grande professionalità ma troppo ingabbiati ciascuno nel clichè del proprio ruolo. Jason Sudeikis, bravissimo, non si risparmia. Come pure una Jennifer Aniston mai vista così brillante e in forma smagliante. Molto disinvolto il giovanissimo Will Poulter nel ruolo del ragazzino Kenny. E una segnalazione per Louis Guzman, uno degli attori ispanici più popolari di Hollywood, qui nel ruolo di un agente di polizia messicano che si fa corrompere facendo strane richieste. Ma il mio entusiasmo va all'indirizzo della irresistibile coppia d'attori che dà vita ai due coniugi Fitzgerald: Nick Offerman e Kathryn Hahn (lei poi è una forza della natura!). Un film che ha brillantezza da vendere ma che è privo di genio. Divertente, e anche parecchio, ma sarebbe un errore farne un "caso" cinematografico. Non ci allarghiamo.


Voto: 7/8

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