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Magic Magic

Regia di Sebastián Silva vedi scheda film

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La recensione su Magic Magic

di maurizio73
6 stelle

Per la prima volta fuori dagli Stati Uniti, la giovane Alicia parte insieme alla cugina Sarah per un viaggio in auto verso una regione del Cile meridionale, insieme al fidanzato di quest'ultima, alla cognata ed ad un comune amico. Lontana da casa, in un ambiente dalla natura misteriosa e selvaggia e tormentata dallo strano comportamento dei suoi compagni di viaggio, Alicia inizia a sviluppare un comportamento paranoico e dissociato, aggravato dall'insonnia e dagli effetti di uno stato ipnotico indotto dal ragazzo della cugina, appassionato di psicologia. Questo la conduce ad un grave stato psicotico cui si tenterà di porre rimedio attraverso un disperato e terminale rituale sciamanico nella locale comunità Mapuche.
Suggestiva e singolare produzione cileno-americana, premiata agli American Movie Awards ed al Sitges della Catalogna, quella del giovane Sebastian Silva è un anomalo thriller-psicologico che accumula gli indizi di una latente dissociazione psichica attraverso gli elementi stranianti di una relazione tanto con le dissonanti percezioni dell'ambiente circostante, quanto attraverso le relazioni disfunzionali con i propri compagni di viaggio: cuspide di una singolarità pscichica (Ballard lo avrebbe chiamato 'zero psichico') in cui confluiscono le ragioni, simboliche e metaforiche assieme, di una traumatica ed ineluttabile frattura tra le istanze culturali dell'Uomo (bianco) ed i principi universali di una Natura meravigliosa e ostile.
Dimostrazione di una tesi secondo cui l''insania mentis' sia il risultano di un processo di alterata percezione della realtà da parte di una personalità fragile e precaria, il film dissemina sospetti ed indizi attraverso l'evocazione dei luoghi precipui di un santuario naturale entro cui si celebra questo misterioso rituale (la forra, la falesia, il lago) e l'ambigua normalità di comportamenti sociali (il corteggiamento, la goliardia, l'antipatia) altrimenti tollerati e tollerabili, precipitando la protagonista nel circolo vizioso di una disarmonica relazione con l'ambiente esterno. Bravo a costruire le tensioni di un incubo domestico nella trasferta vacanziera e spensierata di un viaggio di piacere (?), Silva genera un climax di sospetto dove la matrice esoterica del racconto utilizza lo stralunato bestiario di una apparente normalità campestre (un cane in calore, un puledro indispettito, un ariete minaccioso, un pappagallo ferito) quale detonatore per una deflagrazione psichica tanto incomprensibile quanto inevitabile, arredando persino con civettuola malizia le mura di una accogliente baita tra i boschi con immagini e stampe di voliere e meravigliosi pennuti volteggianti o di ipnotiche e 'pentacolari' figure geometriche. Forse non perfetto nella congruenza delle soluzioni narrative ma ben supportato da un cast di interpreti giovani e carine (dalla Emily Browning di 'Sleeping Beauty' alla Juno Temple di 'Dirty Girl', alla Catalina Sandina Moreno di 'Fast Food Nation') e da una apprezzabile dialettica tra le suggestioni degli esterni e le claustrofobiche ossessioni degli interni, ci si muove tra straniamento psicologico ed onirismo simbolico fino al sorprendente e tragico finale, mai così appropriato e sospeso tra razionalità e superstizione, tra nichilismo e fideismo, tra ritualità del trapasso e speranza di sopravvivenza. Da non perdere, i titoli di coda!

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