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Stalingrad

Regia di Fedor Bondarchuk vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Stalingrad

di axe
7 stelle

Film di guerra e sentimento suscettibile di valutazioni contrastanti. Volendo vederlo come un film con intenti propagandistici, è certamente al passo con i tempi, e se certamente non nega il falso, tace il vero. I riferimenti all'ideologia comunista sono molto pochi; non vi è la presenza di commissari politici - nella realtà, ossessivamente presenti ed influenti - e "polizia militare" pronta ad aprire il fuoco sui soldati sovieti in ritirata perchè terrorizzati dai combattimenti. In ciò è più fedele alla realtà la lunga sequenza iniziale del film "Il Nemico Alle Porte". I soldati sovietici sono rappresentati come in possesso di ogni virtù - patriottismo, cameratismo, cultura, coraggio, amore - anche se, a differenza di come sono dipinti in un'opera prodotta essendo Stalin ancora in vita, "La Caduta Di Berlino", hanno spiccate caratteristiche individuali che li distinguono l'uno dall'altro. Anche ai nemici, i tedeschi, il regista cerca di dare particolari personalità, in particolare evidenziando il contrasto tra il capitano Kahn, ligio alle regole della "cavalleria" militare ed il suo comandante, molto meno interessato a questioni morali. Interessante il punto di vista sostenuto da Kahn nella valutazione del popolo russo, combattente in cerca di vendetta - una previsione che sappiamo essersi avverata negli ultimi mesi di guerra. Le premesse della vicenda - narrata da un anziano soccorritore intervenuto in aiuto di alcuni ragazzi rimasti intrappolati nel corso di un terremoto in Giappone (guarda caso, tedeschi, segno di ritrovata fratellanza tra i due popoli) è un po' irreale seppur poetica, la presenza di una ragazza in un palazzo esattamente sulla linea del fronte, e quel palazzo che diventa il suo mondo. In questo limbo irrompono i soldati russi che, dopo esserne diventati parte, ne fanno baluardo e simbolo per una controffensiva sovietica. Molto evocativa, seppur artificiosa, la ricostruzione della città sotto assedio. Colori dalla tonalità cupa, fumi, focolai, macerie, una persistente coltre di cenere, rendono perfettamente l'idea della trappola infernale in cui si è trasformata Stalingrado. Realistici anche i costumi - soldati di ambo gli schieramenti vestiti con uniformi lacere, o comunque non più impeccabili. La vicenda è raccontata con estrema lentezza. Nonostante alcune schermaglie tra i soldati russi lascino pensare ad una recezione di luoghi comuni di tanto cinema bellico statunitense, questa pellicola acquisisce una identità ben diversa. Colonna sonora "toccante", scene d'azione riprodotte al rallentatore, con una cura particolare verso l'esposizione delle mimiche facciali, piccoli momenti di struggente poesia, tutto sembra fatto per emozionare, in attesa di uno "scontro finale", che però si limita a brevi sequenze di un bombardamento d'artiglieria. Bravi gli attori, in particolare l'interprete della ragazza che vive nel palazzo - espressiva, in particolare nei contesti di angoscia, e l'interprete del capitano tedesco, sconvolto dalla realtà della guerra, e trasformato in belva assetata di vendetta dopo la morte dell'amante. Un film indubbiamente particolare, lo si può tanto detestare per la retorica patriottica, quanto apprezzare per il montaggio originale ed il profondo lirismo espresso da alcune sequenze; credo però che per esprimere un più preciso giudizio si debba essere parte del popolo russo, o comunque profondi conoscitori di quella realtà.

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