Regia di Jesse V. Johnson vedi scheda film
Lundgren è decisamente invecchiato ed imbolsito, stesso problema del suo collega di genere cinematografico Steven Seagal, ad una certa età ed in certe condizioni di appesantimento si dovrebbe smettere di recitare certi ruoli, altrimenti si rischia di essere poco credibili se non addirittura patetici nella lentezza e/o staticità dei movimenti. In questo film Lundgren pare veramente malato, come il personaggio che interpreta, un malavitoso anemico che necessita di un raro gruppo sanguigno per salvarsi la pelle, ed è disposto a tutto per riuscirci. Steve Austin, l’altro protagonista, è un palestrato grosso come un armadio, monocorde ed a bassa attività sinaptica, potente e fortunato, al punto da riuscire sempre a salvarsi, anche nelle situazioni più disperate, nelle quali realisticamente chiunque sarebbe spacciato. Molte scene sono raffazzonate per non dire penose, non hanno curato gli effetti speciali dei conflitti a fuoco, le sbavature ed incongruenze non si contano, i dialoghi sono dozzinali con tratti schizoidi ed a volte ridicolmente didattici come se avessero cercato di performare oltre le loro capacità, come la scena in cucina dove Lundgren mentre prepara un frullato di frutta tiene una lezione da specialista dietologo ad una sua vittima che sta agonizzando. Austin è talmente ad elettroencefalogramma piatto che ci si chiede diverse volte nel corso della trama come abbia potuto sopravvivere in un ambiente così ostile come quello in cui lavora, al punto tale che anche alla fine fa la figura dello stupido, ma fortunato, come sempre, perché il lieto fine è d’obbligo, almeno per coloro che sopravvivono all’inevitabile massacro.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta