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Senza santi in Paradiso

Regia di David Lowery vedi scheda film

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La recensione su Senza santi in Paradiso

di supadany
7 stelle

Passato al Festival di Cannes 2013 nella “Semaine de la critique”, era di uno di quei titoli di quella edizione che mi ero assegnato come “da recuperare”.

Nessun passaggio in sala dalle nostri parti, ma almeno a luglio 2015 è uscita una versione in dvd anche piuttosto ricca di inserti speciali che ne completano la visione.

Si tratta di un titolo che offre ovvietà ma anche parecchie finezze, con uno sguardo che pesca dal passato rimodulando il tutto con spiccata (e libera) personalità.

Texas anni ’70, una rapina finita male separa Bob (Casey Affleck) e Ruth (Rooney Mara), il primo finisce in prigione, la seconda partorisce una bambina.

Quattro anni dopo Bob riesce ad evadere e la sua volontà è quella di riabbracciare la sua famiglia, ma in mezzo a questo ricongiungimento ci sono oltre alle autorità anche dei vecchi soci d’affari che lo vogliono morto, in più Ruth, nella sua nuova posizione di madre, è molto combattuta tra un’amore travolgente e l’interesse di un poliziotto (Ben Foster) che ai tempi della rapina fu parte in causa.

 

Rooney Mara, Casey Affleck

Senza santi in Paradiso (2013): Rooney Mara, Casey Affleck

 

Alla ricerca del paradiso in direzione dell’inferno e poi c’è chi l’inferno ce l’ha dentro di se per un senso di colpa che non ti lascia mai da solo(a) aggravato dal fatto che certe cose te le devi tenere per te e portartele fin dentro la tomba.

D’altronde, le azioni hanno sempre conseguenze che si ripercuotono senza fine nel corso del tempo, con due forze opposte che agiscono, soprattutto su Ruth, tra passato e presente/futuro.

Un’opera ricca di archetipi del cinema classico, ma allo stesso tempo “sperimentale” per toni e cadenze, una trama che ne ricorda mille altre ma al regista David Lowery interessano soprattutto i (suoi) personaggi a cui tiene maledettamente, descritti in profondità tanto che pur essendo un film dal budget contenuto ha saputo richiamare (a sorpresa) come interpreti le prime scelte del suo autore.

Decisamente adatto al ruolo di Bob, Casey Affleck, agli antipodi rispetto al suo più famoso fratello per caratteristiche espressive (vedasi “L’assassinio di Jesse James …” (2007)), Rooney Mara è tanto bella quanto brava nel rappresentare un disagio senza fine (un fiore legato a doppio filo alla sua radice), Keith Carradine richiama a chiare lettere un cinema del passato (ed in più ce lo godiamo da cantante sui titoli di cosa con la semplice e meravigliosa “The lights”), Ben Foster ha visto il suo personaggio “tagliuzzato” (sul dvd ci sono un po’ di scene tagliate che lo riguardano), per lui vale la compostezza, l’impossibilità di capire certe scelte, ma anche la difficoltà di fare quel passo in più verso ciò che tanto vorrebbe (tutto rappresentato in modo asciutto).

Intorno poi ci sono visioni naturali che richiamano Terrence Malick (con tutti i distinguo, ma l’autore fa esplicito riferimento a lui, la scena in apertura è abbaccinante) ed un utilizzo delle luci che sia negli interni che negli esterni risultano tra loro anche molto distanti ma prima di tutto ricercate, per un film che non vuole mostrare tutto, più azioni vengono tenute fuori scena, ma che ha un’idea chiara di cosa mettere in rilievo e cosa dissipare.

Lontano dal voler piacere ad ogni costo, combattuto ed in fondo anche un po’ speciale.

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