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Gigolò per caso

Regia di John Turturro vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Gigolò per caso

di Trismegisto
8 stelle

Gigolò per caso, di John Turturro, è una divertente commedia in cui Woody Allen convince Turturro a diventare gigolò per intrattenere signore anche molto graziose, nella fattispecie Sharon Stone e Sofia Vergara, che si supporrebbero non aver alcun bisogno di consolazioni a pagamento, neppure triangolari, mentre più ragionevole sarebbe immaginare molti signori disposti a pagare anche parecchio per intrattenersi con loro, anche una alla volta. Il personaggio interpretato da Allen è Murray, che gestisce una libreria antiquaria a Brooklyn ma è costretto a chiuderla, e per far fronte ai problemi economici gli viene un’idea: mentre lo sta aiutando a impacchettare i libri propone all’amico fioraio Fioravante, molto apprezzato dalle signore per l’ottimo livello di prestazioni che trascendono la consegna di fiori, e che sono altrettanto e più gratificanti, di trasformare in professione quella sua virtù e diventare appunto gigolò, e Murray sarà il suo agente, manager o protettore che dir si voglia. Dopo moderate esitazioni l’amico accetta, il business si avvia,i soldi arrivano, si fanno conoscenze piacevoli come quelle delle due citate signore, in apparenza non bisognose di svago venale, ma la faccenda si complica coi malintesi connessi alla delicata e morigeratissima Avigail (Vanessa Paradies), vedova di un rabbino, ebrea Chassid e dunque strettamente osservante, della quale Fioravante si innamora: quando la cosa viene risaputa, la comunità ebraica ortodossa costringerà Murray a comparire davanti a un tribunale rabbinico che lo sommergerà con tutto il peso della riprovazione mosaica; nel frattempo entra in scena Dovi, membro della comunità e innamorato di Avigail: Dovi è anche poliziotto di quartiere, e pedina Fioravante quando va a trovare la ragazza che, sola con diversi figli e alquanto depressa, gli chiede ascolto più che prestazioni professionali: teme che si sia innamorata del fioraio, e non sa che lo è invece di lui. Alla fine il felice scioglimento: la vedova si fidanza con Dovi, l’altro compie la sua rinuncia e nell’ultima scena Fioravante e Murray, in un locale, fanno conoscenza con una bella francese dall’aria intraprendente, che dimostra subito uno spiccato interesse per l’ex fiorario e ormai, si suppone, ex gigolò. La vita ha come sempre avuto fantasia e si aprono nuove indeterminate possibilità. Il film è di Turturro, ma si indovina una piena intesa e consonanza con Allen: anzitutto nella leggerezza un po’ ludica e gaglioffa con cui il sodalizio viene concepito e attuato, che rispecchia lo sguardo sempre più disincantato del regista più anziano sul cinismo e la mancanza di scrupoli del genere umano. Poi c’è l’autoironia ebraica, e la scena del processo rabbinico è fra le migliori e più divertenti (e quando lo prelevano per portarlo in giudizio esclama molto preoccupato: “Sono già stato circonciso!”). E infine, nell’ultima scena, mi pare di cogliere  un  tratto tipico dell’ultimo Allen in quel risentimento, che si lascia intravedere, per la vita che progressivamente trascura e maltratta chi non sa rassegnarsi a invecchiare: il suo Murray non sembra gradire del tutto, quando fanno conoscenza con la bella francese, la sostanziale assenza di ogni dubbio su chi sarà, fra lui e il vigoroso Fioravante, quello a cui la ragazza eventualmente si concederà. È abbastanza ovvio che debba essere così, però gli dispiace, gli dispiace, e si intuisce che sta fantasticando l’altra alternativa, e chiedendosi perché mai tutto debba andare a finire così.

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