Regia di John Turturro vedi scheda film
Nonostante le assurde basi su cui poggia, “Fading Gigolo” possiede una simpatia e una gentilezza di fondo che, unite all'evidente alchimia esistente tra i due protagonisti, ne evita la bocciatura.
Le basi su cui poggia “Fading Gigolo”, l'ultimo lavoro dietro la macchina da presa di John Turturro, sono a dir poco assurde: un anziano libraio ebreo che trovandosi sul lastrico si trasforma in prosseneta dalla notte al giorno, e un gentilissimo fioraio di mezz'età che senza troppo pensarci si presta a diventare -diciamo così- socio d'opera in tale impresa. Non solo, le clienti non sono mature signore dalle flaccide carni come potrebbe pensarsi, ma hanno invece i nomi (e soprattutto i corpi) di Sharon Stone, Sofia Vergara e affini. E se a ciò aggiungiamo dei dialoghi a volte stucchevoli e didascalici il film sarebbe da bocciare senza pensarci su due volte. Eppure “Fading Gigolo” ha anche un qualcosa, una simpatia e gentilezza di fondo unite forse all'ottima apparente ed evidente alchimia fra i due protagonisti Turturro e Allen, che lo rendono non solo potabile ma addirittura gradevole al palato nonostante i difetti sopracitati. Piacevole.
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