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L'evocazione - The Conjuring

Regia di James Wan vedi scheda film

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La recensione su L'evocazione - The Conjuring

di M Valdemar
4 stelle

Perdindirindina, è accaduto per davvero!!
Eccolo lì, il “nuovo” modello del genere, il modo di alzare il volume delle vibrazioni “de paura”; è come un marchio di spavento garantito ed impresso, preventivamente, in apertura: la “minacciosa” didascalia - buona per tutte le stagioni e per tutte le storie vagamente orrorifiche - «ispirato ad una storia vera».
Immagini e video di repertorio (presunte o rese tali), foto d’epoca (gli anni settanta nel caso del film), informazioni in sovrimpressione come bignamimo biografico dei demonologi - o “svitati” - realmente esistiti (così come lo sarebbe la vicenda) Ed Warren e gentile consorte, stanze colme di cimeli infestati, articoli di giornale: ogni mezzo è lecito - e dopato - per reiterare il sacrissimo effetto-verità (che, si sa, spaventa più di qualsiasi macabra storiella o favola o leggenda). Anche perché, la gente, se non glielo si fa presente ogni venti minuti, ed in particolare in chiusura, tende a dimenticarsene.
Quindi, se è un fatto successo realmente (??), allora so’ brividi veri.
La moda/mania è questa, ora, e già da un po’, anche nei casi più ridicoli che si possa pensare. Unita all’altra moda, quella di “remakizzare” tutto il passato cinematografico più o meno glorioso - ed è cosa che se può creare disturbo e disgusto negli spettatori più navigati e non smemorati è bene tenere a mente che il target medio di tali spettacoli è completamente “vergine” -, allora si spiega come un’opera simile possa anche solo essere concepita (e sorvoliamo sul successo ottenuto, perché è un fattore imprevedibile e troppo soggetto a variabili schizzate).
Il lavoro di ripresa di certi noti meccanismi è affare pur svolto non malamente, però, di tutti i fenomeni fantasmatici con manifestazioni varie e poltergeist annessi e connessi ammucchiati nel film a mo’ di compitino da esame, non ce n’è nessuno che possa nemmeno lontanamente costituire un brandello di novità, né per come è realizzato né per quello che intende rappresentare.
Il racconto stesso è cosa che puzza di riciclato, ed a tratti di putrefazione, viste le riesumazioni fatte senza tanti complimenti di pezzi di cadaveri filmici arcinoti ed appartenenti - salvo per i verginelli di cui sopra - all’immaginario collettivo.
A cotanta palese carenza di materiale creativo s’è cercato di porre rimedio con l’introduzione di due figure sulla carta interessanti come i coniugi Warren, cacciatori di fantasmi in missione per conto di Dio (e gratuitamente? Che brava gente). Ma l’elemento appare poco sviluppato e soltanto pretestuoso; e ben presto confuso nella massa informe di brividi facili e personaggi in progressivo stato di alterazione altrettanto facile.
Ed inoltre, a certificare la natura moderna e modaiola del film, immancabile come un brufolo del periodo adolescenziale, giunge in pompa magna il solito armamentario sonoro aggressivo e volgare che sottolinea, precede e soprattutto pretende i momenti più terrificanti.
Paura è fatta.
Certo va pure detto che s’è visto ben di peggio, robe impresentabili e inenarrabili a iosa in quella che è un’infinita catena di montaggio dell’orrore (per quanto fanno schifo, s’intende), perché almeno una certa capacità di condurre il giocherello da parte del regista James Wan c’è: il  ritmo è sostenuto ma non psicotico, la tensione è crescente (ma si scioglie sul finale nella melassa da famigliole felici in seguito anche ad una moscia risoluzione con una sequenza di esorcismo semplicistica e banalotta), e gli effetti speciali hanno un felice sapore e aspetto “artigianale“.
Infine - e si ringrazino gli dei del cinema per ciò - almeno per questa volta ci hanno evitato di frantumarci le parti basse col POV o found footage o mockumentary o altre diavolerie già fuori tempo.
Discreti gli attori coinvolti, seppure in sostanza non si elevino dallo standard del genere (e come potrebbero, d’altronde). In particolare spiccano le prove delle due donne protagoniste, con la sottostimata Lili Taylor alle prese con una trasformazione da mamma-coraggio di una famiglia che si vuole tanto bene anche se è non è affatto religiosa (infatti le figlie non erano manco state battezzate!) a posseduta con insane e poco cristiane voglie di infanticidio.
E poi la Farmiga, brava e convincente (ma non è una novità): in pratica l’unica cosa senz'altro “Vera” del film.

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