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Quarto protocollo

Regia di John Mackenzie vedi scheda film

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La recensione su Quarto protocollo

di Stefano L
6 stelle

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"Il quarto protocollo" è un piano sovietico estremo: introdurre clandestinamente i frammenti di un dispositivo nucleare nel Regno Unito, al fine di assemblarli e far detonare l'ordigno accanto a una base americana. L'esplosione sarebbe così grande che verrebbe spacciata come un incidente statunitense sul suolo inglese. Risultato: pressione agli yankee e una vittoria strategica da parte del Cremlino. Brosnan interpreta il ruolo di Valeri Petrofsky, un agente del KGB incaricato di portare a termine questa operazione deplorevole che metterà in ginocchio la NATO. Si tratta di un killer pervicace, gelido e spietato, il quale compie brutali delitti proseguendo meticolosamente l’agghiacciante obiettivo ed evitando di lasciare tracce. Il suo cammino viene ostacolato da Michael Caine, nei panni di John Preston, un ufficiale dell'intelligence britannica in conflitto con i suoi superiori a causa della tendenza a infrangere le regole: dovrà correre contro il tempo per fermare Petrofsky prima che la missione abbia esiti devastanti. John Mackenzie, noto in lavori conturbanti e sferzanti, in questo caso preferisce una regia scolastica, assicurando una discreta suspense, ma con un approccio che non sempre riesce a posizionare convincentemente i pezzi del puzzle, alternando certi risvolti vacillanti e privi di respiro con digressioni piuttosto pleonastiche, di dubbio gusto ed eccessivamente prolungate; tra queste le melliflue parentesi sentimentali di Petrofsky con la vicina o l’atroce assassinio in macchina (mostrato con gratuita ed enfatica violenza). Questa membratura rapsodica e un po’ barcollante della trama non impedisce però al film di garantire delle scene di spionaggio abbastanza avvincenti e di esporre la buona recitazione di ottimi attori quali Ned Beatty (Borisov), Joanna Cassidy (l’affascinante esperta di bombe Irina Vassilievna), Julian Glover (il pedante burocrate Brian Harcourt-Smith). E poi, ovviamente, Caine: i metodi non ortodossi, benché diligentemente calcolati, raffigurano dei segmenti thriller stimolanti e concedono pure qualche performance spassosa. Da citare quella in cui, cercando di infiltrarsi senza dare sospetto nella residenza di un funzionario del governo, si finge ubriaco, traballando e facendo incrinare e alzare la voce. La mèsse che ne esce fuori è un lungometraggio minore di Mackenzie, purtroppo non esente da momenti di stanca, eppure inquietante quanto basta per mantenere viva l’attenzione dello spettatore. Ispirato dal romanzo omonimo di Frederick Forsyth, sicuramente più dettagliato e intrigante nella storia.

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