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Quarto potere

Regia di Orson Welles vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Quarto potere

di axe
8 stelle

Charles Foster Kane, uomo ricchissimo, proprietario di aziende in ogni settore - tra le quali mezzi di informazione - muore mormorando una parola, "Rosebud". Un giornalista scava nel passato dell'uomo, tendando di risolvere il mistero di quell'ultima parola. Il film segue tale indagini, mediante sequenze che mostrano momenti-chiave della sua vita, lavorativa e sentimentale. Grazie alle informazioni ricevute, possiamo avvicinarci alla comprensione del personaggio, ma, difficilmente, a raggiungerla. Temo di non avere le conoscenze idonee per valutare il film sotto un profilo tecnico; pertanto mi fido dei molti che ne evidenziano l'estrema innovatività. L'aspetto che più mi ha colpito, è il velo di incertezza che il regista lascia sulla caratterizzazione del protagonista. Chi è il "cittadino" Kane ? Un uomo fortunato, sotto il profilo materiale; una combinazione di eventi, lo rende erede di una cospicua fortuna, che si moltiplica prima sotto il controllo del banchiere Tatcher, cui è affidato dalla madre, poi sotto il proprio. Kane rilevò un quotidiano, il New York Inquirer, che gli consentì di farsi strada nel mondo del giornalismo e dei media (il "quarto potere"), e rese la sua vita una cosa pubblica. Il potere dei media dà, il potere dei media toglie. Incapace di conciliare la propria libertà sentimentale con le "necessità" dell'opinione pubblica, ebbe una promettente carriera politica compromessa dallo scandalo generato da un legame sentimentale extramatrimoniale con Susan Alexander, donna dalle velleità artistiche, che Kane, poi, tentò, senza successo, di far affinare; finì per essere abbandonato da questa donna e divenne sempre più infelice. Tentò invano di arginare questo sentimento accumulando oggetti di ogni specie nella sua gigantesca magione; fino alla morte, momento nel quale pronunziò una parola che - come mostrato nelle sequenze conclusive - offre una spiegazione del suo "mal di vivere". Orson Welles, regista ed interprete del protagonista, ci consegna un personaggio estremamente complesso. La vitalità degli anni giovanili, l'incontenibile entusiasmo, le capacità imprenditoriali, rendono Kane un uomo ricco e potente; non lo rendono felice, ne' realizzato. Non potrà mai esserlo; la parola "Rosebud" ha infatti un legame con un particolare episodio della sua infanzia, il momento in cui la madre lo affidò al banchiere Tatcher privandolo di una più calda presenza genitoriale. I tanti aspetti di quest'anima ci sono raccontati tramite le testimonianze delle persone che ebbero con lui uno stretto legame. E' inevitabile, pertanto, che esse siano influenzate dalla qualità di tale rapporto. Per questo motivo, non è facile comprendere la natura di Kane. Anche noi, anzi, potremo averne un'idea positiva o negativa, essendo a nostra volta privati di un "contatto diretto". Personalmente, sin dalle prime battute, ho trovato effimero il successo dell'uomo, forse perchè la sequenza iniziale ne mostra la morte, quasi in solitudine. Ricchezza chiamò fama; fama chiamò altra ricchezza. Ma il sentimento è altra cosa; lo prova il tormentato rapporto con Susan Alexander, la donna che Kane tentò inutilmente di controllare, quasi fosse un oggetto tra i tanti, di cui era un appassionato accumulatore. Ottima l'interpretazione di Orson Welles; è in grado di dare al suo personaggio connotati diversi in base alle descrizioni che se ne fanno. Ora entusiasta, ora apparentemente svagato, ora freddo e determinato, ora impulsivo, ora furioso, ora tetro e cupo. Tante sfaccettature, la cui somma è una dato sfuggente, evanescente. L'intimità della sua anima non è mai nitida; si può solo intravedere, al di là di un velo d'incertezza. Il puzzle - un rompicapo ripetutamente mostrato nel film - può essere ricomposto, ma solo fino ad un certo punto. Ho potuto cogliere la particolarità della scelta di avviare il racconto dalla sua conclusione. La narrazione torna poi all'inizio e, lentamente, chiude il cerchio. Come ho già scritto, purtroppo, non sono un esperto di cinema; pur non potendo comprenderne fino in fondo la portata, però, l'ho apprezzato sia per le scelte di stile - il costante utilizzo di simboli e l'inserimento di brevi ed incisive sequenze idonee a rendere con efficacia un'idea (esempio, il "picnic" cui il protagonista si reca insieme a Susan, con una colonna di autovetture, emblema di megalomania fuori controllo) - sia per un'appassionante ed inevitabilmente incompiuta "ricostruzione" di un personaggio e del suo mondo.

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