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In solitario

Regia di Christophe Offenstein vedi scheda film

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La recensione su In solitario

di supadany
6 stelle

In linea di principio, siamo abituati a pensare che il cinema europeo sia più portato al pensiero mentre quello americano allo spettacolo e all’azione. Ogni tanto, e non c’è nulla di male in questo, può accadere anche il contrario. È il caso di In solitario, battente orgogliosa bandiera francese, e All is lost, due film del 2013 che propongono il confronto tra l’uomo e il mare aperto.

A ognuno il suo, c’è spazio per tutti, ma il film di Christophe Offenstein, pur garantendo un discreto grado di partecipazione, sembra più che altro approfittarsi della sua natura invece che pensare a uno sviluppo compiuto e coerente.

Yann Kermadec (François Cluzet) vede realizzato il suo sogno quando può partecipare alla Vendée Globe, il giro del mondo in barca a vela in solitario.

Il suo unico obiettivo è la vittoria finale ma, durante questa lunghissima prova, dovrà fare i conti con inaspettati fattori esterni che lo obbligheranno a rivedere l’ordine delle urgenze.

 

François Cluzet

In solitario (2013): François Cluzet

 

Già direttore della fotografia di una certa fama, ha lavorato a braccetto con Guillaume Canet (Non dirlo a nessuno, Blood ties, Piccole bugie tra amici), qui presente in un ruolo di favore, Christophe Offenstein realizza quella che sulla carta sarebbe una sfida.

In pratica però, il suo film scorre con estrema facilità, per quanto, anche per questa scelta assai meno ambiziosa delle intenzioni del suo protagonista, non pecchi nemmeno di fluidità.

Lo sviluppo pare, infatti, bloccato ripetutamente sull’incipienza delle cose, si respira la passione dell’occasione ma poi è altrettanto vero che la metrica cinematografica, fin troppo semplice, porti a scoprire gli intenti rendendo tutto fin troppo prevedibile.

È comunque innegabile, per quanto espressa fino a un certo punto, che la conflittualità tra il mondo esterno e i moti interiori del protagonista possieda il suo fascino, con obiettivi personali e scoperte che aprono alla visuale emotiva.

In più, dal punto di vista tecnico è ben realizzato e François Cluzet è un protagonista dalla sicura affidabilità.

Meriti che devono fare comunque il conto con il resto, come un fare edificante e anche qualche forzata sospensione dell’incredulità.

Alla resa dei conti, In solitario rimane un film tattile, piuttosto avvincente ma anche scontato, destinato per lo più agli amanti del mare aperto per quanto, sul tema uomo solo in barca in mezzo al mare, la sua visione è assolutamente subordinata ad All is lost, di tutt’altra sostanza.

Elementare ma coinvolgente.

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