Regia di Riccardo Milani vedi scheda film
Fantasia e rigore. Istituzioni e umanità. Protocollo on the road. Forse è davvero possibile conciliare gli opposti. O forse, invece, è solo una chimera, perché le ragioni della politica non cesseranno mai di essere in conflitto con i principi della vita del popolo, con gli interessi e la sensibilità della gente comune. Se il miracolo si potesse realizzare, anche Giuseppe Garibaldi potrebbe ritornare tra noi, e ridiventare il capo rivoluzionario della nostra patria. Toccherebbe ancora a lui, che era un combattente e non uno statista, ricostruire l’unità di un Paese che appare nuovamente diviso, tra la massa dei deboli che si sentono vittime innocenti ed i pochi potenti, universalmente additati come una manica di malfattori. I disonesti sono gli altri. Ma gli altri chi? Neanche il grande condottiero potrebbe salvare una situazione in cui il senso civico è trattato da tutti come una patata bollente, da rimbalzare al più presto al vicino di turno. Tutta l’Italia gioca a scaricabarile con il dovere di rispettare le leggi e con la responsabilità di contribuire al bene della collettività. A poco serve che ad essere eletto al Quirinale sia, per una volta. uno di noi. Un uomo qualunque, un pescatore di trote, scelto per effetto di uno scherzo parlamentare, e catapultato da un tranquillo paesino di montagna in quel di Roma, a ricoprire la massima carica dello Stato. Claudio Bisio interpreta un sempliciotto mattacchione che trae il coraggio di affrontare un compito così importante dalla propria indignazione, da una rabbiosa repulsione provata nei confronti di quelli che, pur essendo ricchi e privilegiati, approfittano della loro posizione per rubare. Il redivivo Giuseppe Garibaldi è il volto populistico della politica pulita, che non si lascia corrompere e non si ferma di fronte alle verità scomode. In un primo tempo, il vento del rinnovamento è una brezza leggera, che spira nel palazzo della presidenza con atteggiamento ingenuo e irriverente, facendosi allegramente beffe dell’etichetta ed applicando ad ogni occasione una sana gioia di vivere. Tuttavia, a lungo andare, l’assenza di ambizioni personali e di compromissioni con il potere non basterà ad esentare lo scanzonato Peppino dai pesanti dilemmi che oppongono la coscienza al cuore. In questo film, dallo sviluppo coreograficamente surreale, le risate finiscono per chiudersi su un sogghigno amaro, quando, da una demenziale spensieratezza, si passa al solito squallido spettacolo della sporcizia, del complotto, della perfidia che toglie l’aria al troppo facile buonismo. Il fango lassù abbonda, ed è una mera illusione poterci sguazzare senza malizia, col solo divertito intento di sollevare il marcio, come un ragazzino che batta i piedi in una pozzanghera. Benvenuto presidente adotta i toni stridenti e visionari dell’utopia per mostrarci la febbre di una società integralmente malata, da cima a fondo, ai vertici come alla base. Il lieto fine è la saggia rinuncia a volerla guarire: la scelta individuale in cui si nasconde il segreto della felicità. È la conclusione serenamente pessimista di una sagace e gradevolissima commedia.
Non ci sono commenti.
Ultimi commenti Segui questa conversazione
Commenta