Regia di Giorgio Capitani vedi scheda film
Commedia dotata di buon ritmo, questo L'arcangelo, che è uno dei primi lavori degni di nota del mestierante Capitani. Al centro dell'attenzione c'è chiaramente il mattatore Gassman, che ruba la scena a chiunque gli sia affiancato, davvero in grande forma; sua partner femminile è l'affascinante Pamela Tiffin (fresca del successo, come co-protagonista, di Straziami, ma di baci saziami) ed il triangolo delittuoso si conclude con Adolfo Celi, amico di vecchia data di Gassman e sempre efficace nelle sue caratterizzazioni di distinto e scaltro borghese (anche se poi nel finale sarà quello che avrà la peggio). Alla sceneggiatura partecipano fior di nomi: c'è Renato Castellani (!), così come ci sono le firme di Adriano Baracco (giornalista e scrittore di fantascienza, raramente prestatosi al cinema), del regista e di Steno; a un certo punto Gassman chiama la polizia per avvertire: "Un delitto è stato commesso al numero 25 di via Stefano Vanzina", che è il nome all'anagrafe proprio di Steno. L'atmosfera è di puro divertimento, la confezione è buona, ma certo non si può dire che la trama sia alcunchè di originale o sorprendente: dove la storia voglia andare a parare si capisce praticamente da subito ed il finale è largamente prevedibile. In un ruolo secondario anche Carlo Delle Piane, ancor più brevemente compare Capannelle; belle musiche di Piero Umiliani, fotografia curata dal futuro regista (di serie B) Stelvio Massi. 4,5/10.
L'avvocato incompetente Bertuccia viene coinvolto da una cliente - un'affascinante signora - nel finto omicidio del marito; in realtà la vera vittima del complotto è proprio l'avvocato...
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