Regia di Lucio Fulci vedi scheda film
Con ogni limite del caso, Quando Alice ruppe lo specchio non è un prodotto da buttare via. La storia è sempre quella dei film tardo-Fulciani: produzioni sgangherate, tecnici di bassa macelleria, pochi collaboratori, risorse all'osso e tanti espedienti da inventarsi. Sebbene non abbia quella genialità di Un gatto nel cervello, questo film del 1988 (periodo grigissimo per tutto il cinema di genere) possiede una certa ispirazione nel soggetto e in parte della sceneggiatura, se escludiamo qualche situazione che non torna. Il finale è comunque di livello e risolleva tutti i 90 minuti precedenti, caratterizzati all'inizio da una buona forma e un gran ritmo, che poi cala alla distanza. Sebbene Fulci non sia ispiratissimo, alcuni movimenti di macchina fanno alzare il pollice, ad esempio il lungo piano sequenza iniziale con cui ci viene mostrata l'intera vicenda in pochi minuti con sole immagini. Apprezzabile il piglio parodistico e leggero della pellicola, in cui vediamo donne mostruosamente brutte ma ricchissime circuite dal protagonista in perenne bancarotta a causa delle scommesse sui cavalli. Il sangue e il gore sono presenti, ma non con la cura a cui ci aveva abituato il grande De Rossi. La testa sciolta nel forno è un bel regalino per i fan. Per questi aspetti, il film è tutto sommato salvabile, assolutamente al di sopra del livello di sciatteria del contemporaneo Il fantasma di Sodoma. Purtroppo alcune belle idee non sopravvivono a una messa in scena che spesso cade miseramente nel comico.
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