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The Zero Theorem

Regia di Terry Gilliam vedi scheda film

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alan smithee

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La recensione su The Zero Theorem

di alan smithee
4 stelle

C'era grande attesa a Venezia tre anni orsono, alla presentazione in Concorso dell'ultima attesa bizzarria del geniale Gilliam. Ce n'è ancora oggi all'uscita - era ora! - in sala.Ma il film, che parte illudendoci di farci sognare,si eclissa e soffoca in se stesso, sepolto da un pesante sovraccarico di suggestioni senza una vera storia a sorreggerlo

FESTIVAL DI VENEZIA 2013 - VENEZIA 70

Le atmosfere orwelliane facevano sospirare noi "ragazzi" ingenui, in un qualcosa che potesse avvicinarsi a Brazil.

La realtà dei fatti ci spingeva a sostenere che fosse sufficiente non scendere al di sotto de "I fratelli Grimm e la Bellucci" e non incasinarci più di quanto era riuscito con "Parnassus".

Speranze vane entrambe perché purtroppo questo ultimo Gilliam, spiace ammetterlo, e con tutto il rispetto dovuto ad un autore davvero grande, e che ci ha fatto sognare e sospirare più di tanti altri, è un pastrocchio senza capo né coda, infarcito di teorie e formule matematiche come a farci credere di star parlando di cose serie e di farci sentire molto intelligenti pur non capendo effettivamente un piffero.

Un racconto di una deriva in grado di creare qualche suggestione iniziale, ben predisposti come siamo verso un autore prezioso come lo è Gilliam. Ma presto tutto ciò che accade (o non accade), appare mixato, anzi devastato,  ad un sentimentalismo nostalgico spiccio venduto per poesia che non riusciamo proprio, anche con i migliori sentimenti, a mandare giù.

Neanche l'indubbia presenza scenica di un attore sensazionale come Christopher Waltz (bravo certo, premiatissimo, incontestabilmente, ma anche sempre ed esclusivamente molto manierato e manicheo)  riesce a rendere accattivante un personaggio manierato come il protagonista inconcluso ed inconcludente di questo film.

Un uomo barricato nel suo ufficio barocco a pensare, impegnato ossessivamente a decifrare chissà quali segreti e teorie. L'aggiunta del ragazzetto sveglio e della lolita Melanie Thierry, bella anzi stupenda, ma espressiva come il pallone gonfiabile con il quale si accoppia su di una spiaggia tropicale scientemente da cartolina, non migliora la situazione di un film irrimediabilmente finto e posticcio come la medesima ambientazione esotico/tropicale da carosello che fa da sfondo a buona parte della magniloquente e come di consueto barocca scenografia.

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