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L'ultimo pastore

Regia di Marco Bonfanti vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su L'ultimo pastore

di berkaal
8 stelle

L'etichetta di "documentario" mi lascia un tantino perplesso: ho sempre pensato che questo vocabolo indicasse un'opera che registra fatti e avvenimenti completamente svincolati dall'intervento dell'operatore o del regista, i quali si limitano semplicemente a riprendere ciò che accade. Qui invece il protagonista in alcuni momenti "recita" ed alcune situazioni sono preparate e messe in scena dal nostro Bonfanti. Questi momenti si rivelano essere i più deboli della pellicola, sia per la sensazione di "fake", sia perché palesemente inverosimili e tolgono qualcosa al giudizio finale. Ma ciò che fa più male, e lascia allibiti soprattutto per il tema del film, è scoprire che abbiamo anche del product placement: in una ripresa, mentre il gregge di pecore si sposta in una strada urbana, sullo sfondo campeggia invadente il logo della catena di supermercati che ha finanziato la pellicola. Della serie "tutti tengono famiglia".
 
Passiamo ora alle note positive. Le riprese iniziali sulle Alpi sono scioccanti per la maestosità delle vette ed interessanti per i luoghi, gli usi, il linguaggio di questa antichissima professione. L'azione si sposta poi in pianura con la lentissima marcia verso casa, ed anche qui la narrazione si mantiene densa e ricca di spunti e stimoli. Giunti a casa, la parte del leone spetta alle interviste che hanno per protagonisti il pastore e la moglie, pur restando spazio per alcune situazioni originali e coinvolgenti. Da un punto di vista tecnico, ho particolarmente apprezzato l'uso pesante del teleobbiettivo, che schiaccia le immagini, elimina la profondità di campo e dà modo al regista di "dipingere" quadri di rara bellezza. A dir la verità, per la composizione delle inquadrature più di una volta vien spontaneo pensare al "Quarto Stato" di Giuseppe Pellizza da Volpedo, ma la cosa non disturba affatto.
 
Per finire, ho avuto la fortuna di vedere il film senza prima leggerne la trama e nemmeno vederne il manifesto o altre immagini, ed ho avuto il piacere di godermi il finale senza minimamente prevederlo, con lo stupore del pellegrino ottocentesco che attraverso il dedalo di viuzze sbucava improvvisamente in piazza San Pietro e rimaneva obnubilato dalla imponenza della basilica. Quindi, un consiglio: se potete, non prendete Via della Conciliazione.

Sulla trama

Renato Zucchelli è uno degli ultimi pastori di Milano, lo vediamo all'inizio nel periodo estivo tra le montagne bergamasche per poi spostarsi con il gregge all'arrivo dell'autunno verso la sua fattoria alle porte di Milano.  

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