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Una promessa

Regia di Patrice Leconte vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Una promessa

di laulilla
7 stelle

Elegante film ispirato al romanzo breve di Stefan Zweig: Viaggio nel passato,1929.

 

Anno 1912.

 

Friedrich (Richard Madden), giovane ingegnere di famiglia molto modesta, trova lavoro come tecnico in un’acciaieria, alla quale si dedica con tale competente serietà da impressionare molto favorevolmente l’anziano e malato proprietario, Karl Hoffmeister (Alan Rickman), che non solo ne ascolta i consigli, utilissimi alle fortune dell’azienda, ma ne promuove la carriera e gli destina una parte della propria grande e ricca abitazione, per ospitarlo come merita, con tutti gli agi (e anche i disagi) che una simile sistemazione comporta.


Qui Friedrich avrà modo di incontrare con  crescente frequenza Lotte (Rebecca Hall), ovvero la giovane e bella moglie di Karl, donna raffinata, colta e sensibile, che pensa di affidare proprio a lui l’educazione del figlio Otto (Toby Murray), il piccolo erede.

La forte attrazione che il giovane prova per lei, subito affascinato dalla sua bellezza e dalla sua grazia, diventa un’irrealizzabile passione amorosa, per la ferma ripulsa di Lotte, ben decisa a difendere la rispettabilità, inseparabile dalle proprie prerogative padronali, anche se, segretamente, è anche lei molto attratta da lui.

 

Il momento della verità e dell’ aperta confessione dell’amore invano represso arriva alla notizia della partenza di Friedrich, inviato da Karl in Messico per  due anni, col compito di seguire oltre oceano gli affari di famiglia: sarà per entrambi un distacco doloroso, temperato dalla promessa di mantenere vivo l’amore attraverso un frequente scambio epistolare: in fondo, che saranno mai due anni?

Lo scoppio della guerra mondiale (1914) significa ben presto, però, interruzione delle comunicazioni intercontinentali: le lettere attese si diradano, per cessare del tutto. Friedrich si arruola nell’esercito austro-tedesco e potrà tornare soltanto dopo otto anni, cambiato nel corpo, in seguito alle ferite di guerra e, forse, anche nel cuore.

Lotte, rimasta vedova, aveva conservato in sé l’antica fiamma? Il fatto che il film sia in genere definito “commedia sentimentale” lascerebbe intendere di sì, ma il finale contiene anche segnali ambigui, tali da rendere possibile una lettura diversa.

 

Resta l’impressione di una regia accurata, attenta a evitare, grazie all’eleganza composta del racconto, gli scivolamenti lacrimosi, interessata soprattutto alla narrazione di una storia malinconica sul tempo che passa  e che ci cambia, vanificando progetti e promesse.

 

 

 

 

Sceneggiato insieme a Jérôme Tonnerre, col quale il regista aveva già lavorato precedentemente, il film, girato in Belgio per gli esterni, ricostruisce una curiosa atmosfera british: completamente inglese è il parlato (doppiato in italiano) e inglesi sono gli attori e, infine, iglese appare anche la rappresentazione del mondo della fabbrica e delle severe divisioni che distinguono gli operai dagli impiegati.

 

Molto francese e continentale, invece, mi sembra il tema principale della vicenda, quello della lontananza amorosa, nel triplice significato della lontananza sociale (l’inaccessibilità della donna), della lontananza nello spazio (il Messico) e della lontananza nel tempo (otto anni), che riporta alla memoria il motivo dell’amore da lontano (amor de lohn), centrale della poesia trobadorica sviluppatasi nelle corti di Provenza,  a cui la storia può essere accostata anche per altri temi: la riconoscenza nei confronti del signore, che nonostante le differenze di classe e di ricchezza ospita lui, ben sapendo che tenterà di conquistare il cuore della sua donna; l’assenza di gelosia del marito; il motivo della partenza per la guerra, al centro anche di molte storie d’amore cavalleresche di tradizione franco-germanica. Un triangolo amoroso con una lunga storia, insomma.



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