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Il prato macchiato di rosso

Regia di Riccardo Ghione vedi scheda film

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La recensione su Il prato macchiato di rosso

di mm40
3 stelle

Un insospettabile borghese, nelle campagne piacentine, ospita di buon grado i derelitti del mondo: barboni, prostitute e anche due hippies americani di passaggio. Proprio questi ultimi due, una volta nella casa, sentono che qualcosa non va; un agente sta intanto indagando per la sparizione di numerose persone nella zona.

 

Principalmente noto come sceneggiatore fin dalla fine degli anni Cinquanta (per - fra gli altri - Samperi, Cottafavi, Campogalliani), Riccardo Ghione diresse quattro pellicole in sei anni, fra il 1967 e il 1973 di questo Il prato macchiato di rosso, ultimo titolo del poker. Se proprio dal titolo, dato anche il periodo, si potrebbe immaginare un thriller macabro alla Dario Argento degli esordi, in realtà la direzione in cui il lavoro procede è ben altra: si tratta infatti di una storiella ironica dalle vaghe tinte horror che si nutre di molta fantasia. Ghione è anche l'autore del copione, ma francamente non è questo il punto forte del prodotto (e di punti realmente forti non ce ne sono affatto, a ben vedere); di sicuro però colpisce la freschezza narrativa, che fa leva su stereotipi sociali del momento (hippies vs borghesi, per ridurre tutto ai minimi termini) senza per questo finire nella caricatura o nella parodia; l'unica certezza che emerge in ogni caso dal film è che Lucio Dalla, avesse mai fallito la carriera musicale (cosa assai improbabile, ma chi può dire), avrebbe comunque riscosso vasto successo sul set cinematografico. Molto sopra alle interpretazioni dei vari George Willing, Nino Castelnuovo, Daniela Caroli, Marina Malfatti, Dominique Boschero, la caratterizzazione messa in piedi dal cantante bolognese è realmente degna di plauso; le rare volte in cui Dalla si prestò al cinema, del resto, fece sempre ottima figura. Qui esegue anche il brano che passa sui titoli di apertura e chiusura; le musiche originali sono però di Teo Usuelli. 3,5/10.

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