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Solo gli amanti sopravvivono

Regia di Jim Jarmusch vedi scheda film

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La recensione su Solo gli amanti sopravvivono

di supadany
9 stelle

Il ritorno alla regia dell’autore culto Jim Jarmusch, dopo quattro anni di assenza (The limits of control), segna il suo incontro con il mondo dei vampiri che, negli anni di Twilight, non possono certo dire di passarsela bene (direi che sono stati proprio sputtanati) e il mix tra i suoi must - musica e atmosfere tanto surreali quanto intellettuali - e il buio della notte da origine a un prodotto anomalo, difficile, se non impossibile, da etichettare, suadente e per molti versi anche imprevedibile.

Adam (Tom Hiddleston) ed Eve (Tilda Swinton) sono due vampiri di vecchia data, da tempo immemore innamorati che al giorno d’oggi vivono separati e appartati, lui nell’ormai disabitata Detroit lei a Tangeri.

Lo stato d’animo di Adam è sempre più scosso e irrequieto quando Eve decide di andare da lui e le cose sembrano poter tranquillizzarsi almeno fino a quando non compare Ava (Mia Wasikowska), sorella di Eve.

L’equilibrio cercato e creato da Adam è messo così a rischio e uscire allo scoperto comporta diversi rischi per chi ha scelto di vivere in disparte in un mondo che non capisce più.

 

Tilda Swinton, Tom Hiddleston

Solo gli amanti sopravvivono (2013): Tilda Swinton, Tom Hiddleston

 

Opera spiazzante, come spesso Jim Jarmusch ci ha abituato nel corso degli anni, che miscela i sempre verdi punti di forza del regista con l’esistenza dei vampiri e il declino di una società che soprattutto chi la conosce da anni, come i vampiri di lungo corso, non può più ne capire ne accettare.

Il registro di fondo, facendo leva su personaggi ben costruiti, trova diversi spunti surreali e grotteschi con una serie di battute ben assestate, soprattutto l’esperienza legata alla storia e all’evoluzione, tra scienzati spesso ostracizzati e personaggi storici che i nostri hanno incontrato, ad esempio nel mondo musicale, trova pieno risalto.

Lo sfondo è per lo più crepuscolare e totalmente disilluso e in questo Detroit, città desertificata dopo la debacle dell’industria dell’auto (ma come a un certo punto dice Eve «un giorno, quando l’acqua scarseggerà tornerà a pulsare con i migranti provenienti dalle regioni più aride», un augurio insomma), è scelta logistica quanto mai appropriata e legata alle tristi vicissitudini dei giorni nostri.

Questi toni, sostanzialmente assai distanti tra loro, abbinati a una storia d’amore secolare, danno vita ad un ensemble fuori dall’ordinario - i vampiri ormai stanno attenti al sangue che bevono visto che l’uomo, non per niente definito zombie, è contaminato, per cui le scene truculente sono quasi del tutto assenti - nel quale i personaggi/interpreti spingono al meglio le loro diverse caratteristiche.

Adam (Tom Hiddleston) ormai alla deriva esistenziale, musicologo e musicista eccezionale (e ovviamente la musica ricopre un ruolo centrale, quasi un corpo vivente del film) si muove con fare caustico (battute dettate dallo sconforto a ripetizione, appellativi spartiti un po’ a tutto, come per Los Angeles definita «la capitale degli zombie» per il suo essere svuotata da ogni senso umano), Eve (Tilda Swinton) ha trovato un equilibrio migliore ed è dotata, come la sua interprete, di una raffinatezza e intelligenza superiore, mentre Ava (Mia Wasikowska) è l’oggetto fuori controllo che nei tempi del caos si trova a suo agio, infine Marlowe (John Hurt) dispensa perle di saggezza.

Un universo che abbina quindi raffinatezza intellettuale, messaggi allarmanti e concetti universali, accompagnati da un vero e proprio saggio musicale  -per esempio sono notevoli non solo le note rock, ma anche i contrappunti ai momenti di estasi da abbeveraggio dei vampiri - per un film prezioso che vive a sé stante e che è un vero peccato - anche difficile da capire perché se è vero che ci sono temi scomodi lo è ancor di più che il cast e un profilo ironico con stile non lo rendono certamente ostico - sia stato ignorato dalla distribuzione italiana.

Prelibato, come quel poco sangue puro che ancora i vampiri accettano di bere da un’umanità sempre più rivolta alla autodistruzione.

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