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Provaci ancora, Sam

Regia di Herbert Ross vedi scheda film

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La recensione su Provaci ancora, Sam

di Antisistema
8 stelle

Woody Allen lo conosco poco, di suo avrò visto al massimo 7 film se con erro, e solo 3-4 mi sono piaciuti molto e solo due capolavori, per il resto non è che mi abbiano detto moltissimo, compreso l'isterico film La Ruota delle Meraviglie (2017), tanto massacrato negli USA, quanto immotivatamente ossanato in Europa per 2-3 giochini con le luci di Storaro. Comunque, in Provaci ancora, Sam siamo ancora nella fase puramente comica della carriera del regista stando al giudizio degli studiosi del regista, ma sinceramente il film l'ho gradito e non poco. 

 

In balia dei consigli sulle donne del "fantasma" di Humphrey Bogart (Jerry Lacy); il mito di Casablanca, Sam Felix (Woody Allen), critico cinematografico in depressione dopo il divorzio dalla moglie Nancy (Susan Anspach), cerca conforto nell'amico Dick (Tony Roberts), compagno di Linda (Diane Keaton), con la quale instaura un rapporto sempre più intimo.

 

Una commedia romantica girata da Herbert Ross, ma in cui l'influsso e la mano di Woody Allen si sentono ben oltre la mera recitazione, visto che la messa in scena (oltre che la sceneggiatura) è tutta sua (pare che diede veri e propri consigli a Ross). La carta vincente sta nell'unire non solo vari tipi e stili di comicità passando dalle gag puramente fisiche, a situazione surreali (Bogart), sequenze di fantasia onirica, fino a vere e proprie gag brillant, ma tramite un montaggio ellittico, trasmettere appiebo le nevrosi dei nostri protagonisti. Il ritratto che ne esce, è quello di una società americana, in preda a turbe psichiche e allo stress totale nel relazionarsi con il prossimo, tanto che per fare ordine nella propria mente, và costantemente dallo psicologo che fornisce l'origine dei problemi, ma alla fine mai le soluzioni, con il risultato di trovarci innanzi ad individui che disquisiscono di tutte le scemenze culturali possibili, ma alla fine dipendono in toto dalle cazzate psicanalitiche sulle loro turbe psichiche, perché alla fine non hanno fiducia in sé stessi; la chiave di lettura del film sta nel cogliere questa cosa.

Il messaggio può apparire banale o meglio ancora, "semplice", ma la genialità della sceneggiatura sta nel rendere concreta questo elemento.

 

Sam Felix è un individuo troppo complicato rispetto all'essere umano medio, che a differenza sua preferisce fare le cose e non guardarle prima. In effetti il critico s'è scelto un modello maschile niente male; Humprey Bogart. In effetti chi meglio del mito di Casablanca si intende di donne? Lungo la sua carriera, s'è cuccato le più belle attrici; Ingrid Bergman, Lauren Bacall, Audrey Hepburn e così via. Il fatto che Bogart (cazzo l'attore è uguale a Bogart, dove l'hanno preso?) sia la proiezione di Sam, è un chiaro sintomo della virilità che il protagonista sente mancare in sé (ora mi improvviso psicanalista da due soldi pure io). Linda gli dice che Bogart è un modello troppo elevato, ma è anche vero che come dice Sam, che non servirebbe a nulla a prendere come riferimento un portinaio... sennò che modello sarebbe? Dopo aver visto Bogart in Casablanca, tutti noi maschi una volta nella vita avremo sognato di essere fighi come lui in quel film.

 

Bogart però era protagonista di un modo di fare cinema, dove contava il fare le cose (d'altronde parlava per frasi fatte in Casablanca), mentre negli anni 70' le psicologie si fanno più profonde e tridimensionali e quindi, le maschere monodimensionali, non andavano più bene (Sam davanti alle donne si costruisce sempre una maschera) e quindi quest'approccio è fallimentare. Non a caso l'unica donna con cui a poco a poco involontariamente lega, è Linda (una Diane Keaton dolcissima senza mai risultare stucchevole, molto brava), poiché non solo risulta essere sé stesso, ma alla fine compie un corteggiamento discreto e naturale, unendo il guardare con il fare (successivamente). La sequenza migliore è a casa sua quando viene Linda, e Bogart dà a Sam una marea di consigli tramite un frasario di battute fighe e cool con cui fare colpo sulla ragazza (e quante risate); per la serie, anche le donne complicate con 4 frasi piazzate al momento giusto cedono (c'è anche un dialogo interessantissimo e colmo di ironia sulla violenza sessuale... al giorno d'oggi in clima di isteria da metoo non sarebbe possibile riproporlo).

In sostanza un ottimo film, che si fa' specchio dell'analisi dell'amore nella sua epoca e al contempo è un omaggio (esplicito nel finale) a Casablanca e al suo immortale interprete, Humprey Bogart.

 

 

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