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Attacco al potere - Olympus Has Fallen

Regia di Antoine Fuqua vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Attacco al potere - Olympus Has Fallen

di miss brown
4 stelle

ATTACCO AL POTERE era il titolo italiano di THE SIEGE, diretto nel 1998 da Edward Zwick e interpretato da Denzel Washington, Bruce Willis, Tony Shaloub e Annette Bening, che in qualche modo presagiva, anche se in proporzioni minori, l'attacco alle Torri Gemelle e mostrava le reazioni politiche e strategiche che l'attentato provocava. Quello di cui vado a parlare è un film nuovo: in originale OLYMPUS HAS FALLEN, ovvero l'Olimpo (nome in codice per la Casa Bianca) è caduto.

Un'ulteriore premessa, per correttezza verso il lettore: ho visto questo film in v.o. SENZA sottotitoli. A scuola ho studiato francese e il mio è un inglese da autodidatta: ma niente paura, ho capito tutto lo stesso, visto che la metà delle battute consiste in sonori FUCK!

Attenzione: la parte in corsivo contiene spoiler! (ma c'è quasi tutto nel trailer)

L'inizio non è male per le/gli amanti del genere “maschioni-sudati-che-se-le-danno-di-santa-ragione-in-un-seminterrato”: apprendiamo subito però che il biondo Aaron Eckhart è il Presidente degli Stati Uniti e il bruno Gerald Butler è Mike Banning, ex-Navy Seal e sua fidata guardia del corpo, che si stanno amichevolmente allenando. In serata il Presidente, moglie e figlioletto stanno andando ad una festa di Natale sotto una fitta tormenta di neve quando hanno un incidente: il Presidente e il ragazzo vengono salvati, la First Lady no (e dopo 10 minuti ci siamo già giocati Ashley Judd). 18 mesi dopo il Presidente è ancora al suo posto; non Banning che, oppresso dal senso di colpa, è diventato un modesto passacarte al Ministero del Tesoro, per la gioia e tranquillità della moglie (Radha Mitchell). Ma nel corso di una visita di Stato avviene l'inimmaginabile: i membri dello staff del Primo Ministro della Corea del Sud si rivelano un gruppo di spietati terroristi nord-coreani.

Coadiuvati all'esterno da un intero pullmann di finti turisti armati fino ai denti che sterminano a colpi di mitra d'assalto gli agenti dei Servizi Segreti dotati solo di pistole, prendono in ostaggio il Presidente (bianco), il Vice-presidente (latino), il Segretario agli Esteri (donna) e un numero imprecisato di funzionari e generali. Riescono a penetrare nel segretissimo bunker (teoricamente a prova di tutto, situato 40 metri sotto la Casa Bianca) in cui si trovano i comandi di Cerberus, un programma militare in grado di coordinare la guerra atomica totale: non lo avvieranno solo se gli Usa ritireranno la Settima Flotta dal Pacifico e le truppe di terra dal 38° parallelo fra le due Coree.

Intanto al Pentagono lo Speaker della Camera (nero, Morgan Freeman) giura come Presidente temporaneo davanti al Direttore dei Servizi Segreti (donna e nera, Angela Bassett – nessuna notizia circa l'eventuale presenza di ebrei e gay). E aspettano, blaterano e cincischiano con un gruppo di inutili generali, ambasciatori, agenti CIA ecc. per tutto il resto del film. Il perfido Kang (Rick Yune) comincia a torturare i suoi ostaggi perché rivelino i codici di controllo (ce ne vogliono 3 diversi) per innescare i missili. Il primo a cedere è un decoratissimo generale a 4 stelle; ma deve averle trovate nei fustini del Dash: basta un coltello alla gola per pochi secondi per farlo cantare. Quella che resiste eroicamente al pestaggio è invece il Segretario agli Esteri (Melissa Leo), che con la bocca gonfia non pronuncia più una parola fino alla fine; per qualche ragione misteriosa ad altri ostaggi sparano in testa in diretta tv, lei la liberano - boh.

E' il 5 luglio e tutta Washington evidentemente sta ancora smaltendo le birre dell'Indipendence Day: non possono esserci altre ragioni per l'inaccettabile ritardo in cui si muovono S.W.A.T., Guardia Nazionale, Esercito ecc. Invece l'occhiceruleo Mike assiste dalla finestra del suo ufficio alle prime esplosioni e prende subito l'iniziativa. Per primo trova il figlio del Presidente, dato per disperso, e riesce a liberarlo attraverso una presa dell'aria condizionata. Dopodiché nessuno lo ferma più: da solo parte alla riscossa e stermina nemici e un suo fraterno amico ed ex-collega traditore, mostrando una particolare predilezione per un uso “creativo” del pugnale. (fine spoiler)


Ok, va bene: volevate fare un remake di DIE HARD ambientato alla Casa Bianca invece che al grattacielo Nakatomi - però un minimo di realismo, per favore! Gli addestratissimi Agenti dei Servizi Segreti a guardia della Casa Bianca avanzano tutti in fila come soldatini di Napoleone e vengono inevitabilmente falciati: avevano tutti l'influenza quando c'era la lezione sulle tecniche di guerriglia urbana? Non dico tanto, almeno ripararsi dietro alle colonne, invece di farsi abbattere come anatre. Il NON imprendibile bunker è totalmente privo di corazzatura: è possibile che le pareti non siano più spesse dei muri di casa mia? Come minimo qualcuno ha rubato sugli appalti. E i pass? 18 mesi dopo le dimissioni nessuno ha provveduto a togliere dall'elenco degli autorizzati le impronte digitali dell'agente Banning! Che infatti preleva armi e attrezzature dagli armadi blindati, e quando arriva alla Sala Ovale apre tranquillo la cassaforte nascosta che contiene i codici segreti e li distrugge: per fare uno stupido bonifico on-line la banca mi cambia la password ogni volta e alla Casa Bianca la cassaforte più preziosa del “mondo libero” ha la stessa combinazione PER ANNI?


Anche se il regista è l'altrove discreto Antoine Fuqua, siamo dalle parti del più puro Emmerich-style: esplosioni, patriottismo e muscoli. La sceneggiatura fa acqua da tutte le parti, con colpi di scena prevedibili e dialoghi ridotti al minimo; i caratteri sono tagliati con l'ascia, molti buoni attori sono sprecati e non si contano gli errori di continuity (ad esempio la barba di Mike cresce e decresce come le maree, e si presenta rasato di fresco dopo 24 ore di guerriglia). Gli effetti speciali sono appena passabili, c'è qualche discreta scene d'azione ma nient'altro. In definitiva poteva essere un decente film di intrattenimento se non fosse caduto troppe volte nel ridicolo. E non abbiamo nemmeno la consolazione di goderci Gerald Butler in tutto il suo virile splendore: al contrario di Bruce Willis, che sfoggia appena possibile la sua potente muscolatura, gira tutto il tempo blindato nel kevlar. Fuck!

 

(parzialmente pubblicato su www.masedomani.it il 17.04.2013)

 

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