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Still Life

Regia di Uberto Pasolini vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Still Life

di fratellicapone
10 stelle

...John cerca di ridare una storia ai morti di cui nessuno si occupa...ma è un lavoro che non interessa a nessuno...un buon film, inusuale e intrigante...

 

Un film sospeso tra la vita e la morte che camminano parallele come i binari.

John è un uomo insignificante di mezz’età che ha un lavoro stranissimo: rintracciare i parenti di quelli che muoiono in completa solitudine e che vengono trovati magari morti in casa dopo giorni e giorni. In una grande città, siamo a Londra, questo succede e, purtroppo, succede sempre più spesso anche in Italia.

John meticolosissimo, al limite maniacale, per ogni caso con la sua bella penna bic multicolore apre una fascicolo. Vive completamente solo, non ha nessuno, e nel suo piccolo appartamento, in un orribile palazzone di ringhiera, ogni sera apparecchia un tavolino e apre una scatoletta. L’obitorio, pieno di cadaveri di cui solo lui si occupa e ne cerca i parenti, è il suo luogo di frequentazione abituale com’è abituale cercare nel luogo dove viveva chi è morto tracce che portino alle persone a cui era legato.

In questi luoghi in cui viveva la persona, sempre luoghi tristi e squallidi, rimangono impressi, come macabri “still life”, i segni della solitaria vita che c’era stata, l’impronta sul cuscino, le ditate in un vasetto di crema, gli oggetti appartenuti a chi se n’è andato per sempre e da solo.

E’ sempre così quando muore una persona cara. La mia esperienza è per i genitori, gli oggetti e tutta la casa sono i muti testimoni di una vita passata e la casa diventa improvvisamente grande e silenziosa. Tra le cose più tristi della vita è prendere le cose, le carte, gli oggetti della persona che abbiamo amato e che in qualche modo contengono in sè la persona che ci manca così tanto e che ci mancherà per sempre. Questo aspetto del dolore di chi rimane mi fa venire in mente il film Cherry Blossoms, che forse ho visto solo io, di cui ricordo ogni scena. E per questo aspetto John coglie in pieno quello che ho sempre pensato e dice a una figlia a cui porta la notizia della morte del padre e lei dice “da oggi sono orfana” e John “non è bello non importa quando succeda”.

John si occupa dei funerali di tutti, sceglie tutti i tristi rituali del funerale e accompagna da solo ciascuno al cimitero. In pratica queste morti solitarie sono la ragione della sua vita e in qualche modo gliela riempiono. Ma John è troppo scrupoloso nel cercare i parenti, troppo tempo e soldi sprecati e il Comune deve tagliare le spese e lo licenzia, il suo capo gli dice a che serve fare un funerale se non c’è nessuno a cui interessa. John evidentemente non la pensa così perché vede le cose dalla parte di chi è morto e con il quale ha un’empatia che non ha con i vivi.

Dei morti senza nessuno porta a casa delle foto rinvenute tra gli oggetti del morto e a casa, con affettuosa cura, mette queste foto in un album quasi come se tutte fossero delle persone a lui care e a cui deve rivolgere il suo affetto e il suo pensiero. In qualche modo mi fa venire in mente che a Napoli, nelle catacombe adoperate come enormi ossari di persone vissute secoli fa, le donne andavano a pregare per questi “morti poverelli” (in dialetto: anime pezzentelle) e ne adottavano qualcuno costruendo con una cassettina un piccolo altarino con all’interno il teschio o i teschi prescelti. E’ una tradizione che ricordo perché anche mia mamma qualche volta mi ha portato. E John onora quei morti dimenticati da tutti mettendoli in quell’album e guardandoseli la sera, come sua unica compagnia.

Alla fine John, anche se licenziato, continua a lavorare sull’ultimo caso, di un uomo morto e attraverso le foto e le indagini che svolge riuscirà a trovare la figlia e gli amici e i commilitoni e l’ex compagna. Gli cederà in segreto il suo posto al cimitero, organizza i funerali, sceglie le musiche e le cose da dire e si intuisce una simpatia per la figlia. Ma un grosso bus rosso mette fine alla vita di John proprio nell’attimo in cui non si occupa più di morti. Al cimitero si incroceranno il funerale affollato di persone dell’uomo su cui aveva lavorato per ricostruirne la vita e il suo senza nessuno Alla fine sulla sua tomba andranno i fantasmi delle persone morte rimaste senza nessuno e che lui ha onorato nel suo album personale.

E’ un film girato molto bene, con questo “still life” che si ripropone sempre nel film in immagini di oggetti e dettagli o anche nelle riprese da fermo. Particolarmente efficace sono le scene di un appartamento di fronte casa sua in cui è abitava uno che è morto e lui guarda dalla finestra di questa casa la finestra di casa sua e si vede riflesso in questa, quasi come se la sua vita fosse uguale a quella di chi era morto.  Un buon film

 

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