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Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della Clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue

Regia di Luciano Salce vedi scheda film

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La recensione su Il Prof. Dott. Guido Tersilli primario della Clinica Villa Celeste convenzionata con le mutue

di lamettrie
8 stelle

Un film splendido. Meriterebbe un voto anche più alto,  se non fosse per la prima parte, un po’ ripetitiva e schematica, benché condivisibile nel messaggio. Un film realistico, anche se forse troppo amaro (tranne nel finale del ricongiungimento coniugale). Per essere nel ’69, era moderno, sia nella scenografia, sia in certe tematiche (la chirurgia estetica), sia nelle problematiche (come lo sfruttamento dei lavoratori, che però in realtà è un tema sempre attuale, purtroppo, e vecchio come il mondo), sia nella descrizione di una classe dirigente falsa e laida, criminale e corrotta, come quella apparentemente rispettabilissima dei medici affermati qui trattati. Proprio l’ultimo tema è il più importante: questa di 50 anni fa è una classe dirigente che innanzitutto non è cambiata sino ad oggi, e il cui squallore risiede anche (oltre a quanto già detto) nel sorriso della retorica. Questo, uno dei grandi mali italiani, è proprio la retorica che trova la sua funzione solo in questo:  i soldi e il potere sono al centro di tutto, ma non si deve mai poter dire; e la retorica, nella sua falsità, appoggia il male, lo rende accettabile proprio perché lo nasconde, fa vedere cose diverse da quelle vere, in modo consapevole e appunto truffaldino. Di ciò fanno le spese i pazienti, con un cinismo orrendo. Ma ne fanno le spese anche i dipendenti: che vengono apertamente sfruttati. Questi chiedono un contratto e il rispetto di diritti dei lavoratori, e la risposta è: “Andatevene (sottinteso: siete disoccupati). Ce ne’è di meglio di voi che muoiono di fame. Li trovo, il mondo ne è pieno”. Sorrisi, pacche sulle spalle, gentilezza solo di circostanza: questa continua recita vomitevole narra già allora la favoletta dei dipendenti trattati come in una grande famiglia, dove il padrone ha sempre voluto bene ai dipendenti, dove bisogna mettere da parte tutte le richieste del presente, perché tanto in futuro questo affetto condiviso premierà tutti. In poche parole, il classico inganno della pubblicità e quindi del capitalismo: illudere con l’uguaglianza e l’affetto affinché il datore di lavoro eviti problemi, per poi rinnegarsi tutto puntualmente in tutte le circostanze adatte; e soprattutto, (ma qua si esula da ciò che mostra il film) il datore di lavoro nel silenzio  deve fare di tutto, anche e magari soprattutto a livello politico, affinché lo sfruttamento si possa estendere quanto più possibile.

Il trionfo di questo squallore è proprio nella vittoria della medicina commerciale. Anche qui, il capitalismo ha trovato una sua linfa, che anche regala un’ancora di salvataggio a chi ormai non ha più nulla perché, come Tersilli, alla lunga ha dimostrato di non valere nulla: anzi di aver solo avuto fortuna, nella sua incompetenza e criminalità. Tersilli ammette di non sapere fare nulla da medico serio, come si vede nell’operazione chirurgica alla fine. Eppure il commercio lo salva: è la chirurgia estetica. Le ultime scene sono eccellenti, con la fatica, l’entusiasmo e l’energia profuse da chi fa di tutto per apparire più bello di quello che è: risultando grottesco, e indesiderabile quanto prima nella propria bruttezza. “La vecchiaia e la bruttezza sono malattie che possono e devono essere eliminate” è lo slogan terrificante della clinica di un Tersilli tornato ricco, nonostante i reati e i fallimenti precedenti.

Tersilli è un leader malato di un pezzo di società malata. L’origine del suo personale male è la superbia e la vittoria sulla concorrenza a ogni costo, che gli sono state inoculate dalla madre, che gli ripeteva “ tu devi essere il migliore , il primo”. Infatti ha le responsabilità del primo, ma non sa tenerle, e froda pur di tenerle.

Non si salva nessuno: quelli che sono più potenti sono raccomandati, e/o sono coloro che raccomandano a loro volta. Le suore assecondano lo scempio. Il suocero è un camorrista; tutti sono fedifraghi.

Sordi recita benissimo, come sempre. Il cast lo segue alla perfezione. Questo seguito del fantastico “Il medico della mutua” è eccellente, proprio perché propone i vizi terribili di chi gestisce il potere, dopo aver proposto nel primo episodio i vizi di chi al potere doveva arrivarci a qualunque costo. Sono film cinici: ma aprono gli occhi, come i pezzi doverosi di uno straordinario giornalismo, cioè il giornalismo di denuncia sociale.

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