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Hammer of the Gods

Regia di Farren Blackburn vedi scheda film

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La recensione su Hammer of the Gods

di mexicanrevenge
3 stelle

Non credevo che esistessero ancora dei B-Movie stile anni '70. E non l'ho creduto per tre quarti di film, nel senso che fino ad allora era semplicemente un film noioso (in buona parte perfino nei duelli) che cercava disperatamente di nobilitarsi con paesaggi grandiosi e musica pomposo-epico.

Poi, al momento del dunque, il crollo verticale, agghiacciantemente preannunciato dalla recitazione da dopolavoro teatrale ferroviario (con tutto il rispetto per il dopolavro) del personaggio che fa il "braccio destro" del "re dei selvaggi". Che sono veramente selvaggi nel senso dei B-Movie anni '60-'70, tutti grugniti, schiamazzi, boccacce e tamburi bongo-bongo presi direttamente da un film del genere "Tarzan nella valle dei benzinai".

Una recita teatrale di una scuola media se la sarebbe cavata più dignitosamente, così come sentimenti di ilarità suscita lo "sguardo agghiacciante" che veniva preanunciato per il personaggio oggetto della ricerca dei nostri eroi.

 

Per quanto riguarda gli altri attori, tutto sommato accettabile l'interpretazione della squadra di protagonisti vichinghi ed esteticamente notevole (e professionalmente sufficiente) la Alexandra Dowling, già notata con piacere in una micro-parte in una delle più drammatiche puntate del Trono di Spade, quella delle Nozze di Sangue.

In questo sostanziale disastro è stato coinvolto (uscendone però lui personalmente bene) anche un ottimo caratterista, perfetto per la parte, come James Cosmo (Highlander, Braveheart, anche lui Game of Thrones come mitico comandante Jeor Mormont ...), decisamente sua la resa migliore in tutta la combriccola. Peccato che faccia una parte molto breve.

La vera disfatta recitativa, come già detto, arriva nell'ultimo quarto di film, quello che avrebbe dovuto essere il climax della pellicola e che invece cade nel ridicolo a causa della "tribu" (nessuno escluso, dai tre personaggi "di spicco" alle disastrose truppe cammellate).

 

Chi poi, come il sottoscritto, è un grande estimatore del ciclo letterario dei Re Sassoni di Bernard Cornwell, ambientato nella stessa terra, nella stessa epoca e con le stesse lotte tra vichinghi e sassoni, è avvertito: questo film sta ad ambientazioni e personaggi di Cornwell come un foglio di carta imbrattato da uno scimpanzè con un pennarello sta a Giotto.

Se vi piglia Uthred di Bebbanburg, cari cineasti ed attori dilettanti di questo filmetto, vi trapassa a fil di spada con Alito di Serpente. E poi non vi mette neppure in mano un'arma, così non andate a far danni pure nel Valhalla.

 

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