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La Bella e la Bestia

Regia di Christophe Gans vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su La Bella e la Bestia

di miss brown
4 stelle

LA BELLA E LA BESTIA è un antico racconto orale franco-tedesco che ha diverse varianti scritte a partire dal 1550. Ispirato a vari miti classici e a “Le Metamorfosi” di Ovidio e di Apuleio, racconta di un mercante impoverito, vedovo e padre di tre figlie, che durante un viaggio d'affari si rifugia a causa di una tempesta in un castello apparentemente disabitato. Risvegliatosi il mattino dopo, si trova circondato da una quantità di ricchi doni da portare alle due figlie sciocche e vanitose. Ma manca una cosa: una rosa rossa, che la figlia prediletta Belle gli aveva chiesto come unico regalo. L'uomo la coglie in giardino, scatenando però la collera del fino ad allora invisibile padrone di casa: una Bestia mostruosa che lo vuole uccidere. Libera il mercante solo dopo che gli ha strappato la promessa di andare a salutare un'ultima volta le sue figlie e di ritornare il giorno dopo. Belle si sente in colpa e sceglie di sostituire il padre; inaspettatamente il mostro la risparmia. Dapprincipio terrorizzata, Belle col tempo impara a riconoscere l'anima pura e gentile nascosta sotto quel sembiante feroce e se ne innamora. E dopo varie vicende proprio la sua dichiarazione d'amore, gridata mentre la Bestia sta morendo, la fa ritrasformare nel bel Principe su cui una strega aveva gettato un incantesimo.

Questa storia ha sempre avuto un grande successo in tutto il nord Europa, e nei secoli molte versioni teatrali soprattutto in Francia e in Gran Bretagna, ma nella cattolica Italia, probabilmente per la pagana ambiguità della simbologia e l'esplicita sensualità del contenuto, è sempre stata poco diffusa. Ne sono state prodotte molte, ma da noi sono arrivate solo tre versioni cinematografiche e televisive. La prima è stata quella sontuosa del 1946: pura carnalità fra Jean Marais e Josette Day fotografati in un bianco e nero elegantissimo, con lussureggianti scenografie di Lucien Carré, musiche di Georges Auric, sceneggiature e regia firmate da Jean Cocteau – a tutt'oggi considerato un capolavoro del cinema francese.

E' del 1976 la bella edizione per la Hallmark Tv con George C. Scott (che fu candidato all'Emmy) e Trish van Devere: personaggi e attori più adulti, una sensualità più sottile e consapevole, una drammaticità matura e trattenuta. E del 1991 è il delizioso cartone animato della Disney, trasformato in una trascinante commedia musicale. Il target è decisamente infantile, ma ha una caratteristica fondamentale, segno dei tempi: una Belle forte e volitiva, che non ha nessuna intenzione di essere salvata, una ragazza intelligente e curiosa, che si trova molto meglio nella biblioteca del castello che tra i bifolchi del villaggio, che vorrebbero sposarla per poi relegarla in cucina.

Qui siamo da tutt'altra parte. Dopo gli alterni successi di IL PATTO DEI LUPI e SILENT HILLS il regista Christophe Gans, in un momento di empasse di ben due progetti che aveva in corso (un FANTOMAS e un film di cappa e spada), ha voluto mettere mano a un soggetto in Francia considerato intoccabile, dopo il film del 1946. Ha deciso di scrivere una sceneggiatura molto più ampia di quella di Cocteau, che riempisse alcune lacune della trama ed approfondisse i personaggi laterali; ma è stata davvero una pessima idea. L'autore sostiene di essersi ispirato alla monumentale versione di 400 pagine di Madame de Villeneuve (pubblicata nel 1740, in pieno Illuminismo) ma se è così ne ha completamente frainteso il significato. Mostrando uno sfondo familiare oscuro e tragico la Villeneuve volle fare della propria storia un'aspra critica della società contemporanea, in cui le donne erano costrette a sposarsi per convenienza, con dei mariti che erano talvolta ben peggiori della Bestia.

Il mercante (un ormai senile André Dussolier) oltre alle figlie (quasi assenti) qui ha anche tre maschi, un pigro e saccente pseudo-intellettuale (sempre meglio che lavorare), un giocatore pieno di debiti, ubriacone e rissoso, e il minore, l'unico gentile con la sorella Belle (Léa Seydoux). Per la prima mezz'ora assistiamo alle disavventure che portano all'impoverimento della famiglia e al suo trasferimento dal ricco palazzo di città ad una piccola fattoria, dove l'unica davvero felice è Belle, che passa le giornate all'aperto, ad occuparsi dell'orto. Altrettanto fastidiosamente interminabile la parte finale, che coinvolge i fratelli cattivi e un gruppo di banditi all'assalto del castello della Bestia (Vincent Cassel) per impadronirsi delle ricchezze che contiene. Il nucleo centrale (un'ora scarsa) è impostato su due linee di trama: la vita quotidiana di Belle, che ogni sera alle 7 incontra per breve tempo il suo selvaggio ospite (e non si capisce come possa scoppiare il grande amore fra i due in quei brevissimi incontri quasi muti) nel castello ormai fatiscente e penetrato per ogni dove da inquietanti roseti rampicanti. E i suoi sogni notturni, in cui assiste a fatti di 300 anni prima, quando la Bestia era ancora un uomo e durante una caccia uccise tragicamente l'amatissima moglie.

Qui si evidenzia il difetto principale del film: vuole essere una favola per bambini o un blockbuster per adulti? Non riesco infatti a spiegarmi le ripetute e insistite inquadrature (quasi uno sguardo da tredicenne arrapato) sul pur splendido e florido décolleté di Léa Seydoux, così come il totalmente superfluo nudo della moglie uccisa. Ugualmente incomprensibile la violenza delle scene finali, con i giganti di pietra stregati alti 20 metri che, con gran gusto e in primissimo piano, calpestano come scarafaggi gli assalitori del castello. E non sono bilanciati dalla presenza puramente decorativa e del tutto superflua dei buffi animaletti mezzo cane mezzo lemure (disegnati malissimo) che abitano le stanze di Belle. Gli unici interessati al “messaggio” del film potrebbero essere gli animalisti anti-caccia e certi fanatici delle medicine alternative, curiosi riguardo l'uso della magica acqua che guarisce ogni ferita che sgorga nel castello.

Léa Seydoux, che ho amato tantissimo come protagonista del candidato all'Oscar SISTER, poi nella piccola ma significativa parte in MIDNIGHT IN PARIS, fino alla mirabile interpretazione dello scandaloso ma poetico LA VIE D'ADELE, è qui irriconoscibile. Fin troppo femminilmente prorompente per interpretare la poco più che adolescente Belle, è qui totalmente passiva, inespressiva e priva della minima sensualità, incapace di ispirare sentimenti amorosi anche in una Bestia in astinenza da 300 anni. Se non fosse per i citati notevoli precedenti, verrebbe da chiedersi se la sua presenza non sia dovuta al fatto che è nipote dei produttori Jérôme Seydoux, presidente di Pathé, e Nicholas Seydoux, presidente di Gaumont. Quanto a Vincent Cassel, per il 90% del tempo potrebbe essere anche una comparsa doppiata, visto che è quasi sempre ricoperto da un costume davvero molto brutto. E nella versione umana è scorbutico e antipatico come pochi, e per niente seducente. Anche costumi e trucco sono sfarzosi ma eccessivi, più kitsch che favolosi, e i gioielli di Belle sembrano creati da un bigiottiere sotto acido.

Girato interamente in studio a Babelsberg (dove negli anni '30 nacquero capolavori come METROPOLIS, I NIBELUNGHI e L'ANGELO AZZURRO) il film soffre anche nell'ambito delle scenografie (stracariche) dell'indecisione del regista. Delle due l'una: o è totalmente incapace di usare green screen e computer grafica, per cui le scene appaiono finte e gli effetti speciali, pur grandiosi, sembrano decisamente artificiosi. Oppure voleva davvero evidenziare il contrasto fra attori in carne e ossa da una parte, e sfondi in colori supersaturi e personaggi mitici in stile illustrazione da libro di favole dall'altra; e anche questo non gli è riuscito. Tanta cartapesta (seppur elettronica) e niente magia, un inutile, irritante, malriuscito esercizio di stile, nonostante il budget da 33 milioni di euro, di cui solo pochi centesimi sono stati usati per la sceneggiatura.

Troppo lungo, noioso e deludente - voto finale: 4/10. E se proprio qualcuno vuole vederlo mi raccomando, dissuadete amici e conoscenti da portare al cinema bambini troppo piccoli, o dovranno lottare con gli incubi per settimane. Per ora non ho notizie ma mi auguro sia vietato ai minori di 10 anni. 

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