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Il principe cerca moglie

Regia di John Landis vedi scheda film

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La recensione su Il principe cerca moglie

di scandoniano
7 stelle

John Landis commistiona bene sfondo sociale e commedia brillante, affidandosi ad un Eddie Murphy mai così compassato. Ricco di scene famose, certamente divertente, mai volgare.

 

Fortunata commedia di John Landis del 1988, “Il principe cerca moglie” è diventato uno dei classici moderni, certamente tra i film più rappresentativi di Eddie Murphy.

Destinato ad una vita schematica come già accaduto per il padre, il giovane principe di Zamunda Akeem decide di trascorrere un periodo in America per conoscere il mondo prima di convolare a nozze combinate. Accompagnato dal fido Semmi, Akeem trascorrerà qualche settimana nel Queens, a New York, dove lavorerà, conoscerà la povertà e soprattutto l’amore vero.

Non è solo battute divertenti e quella risata caratteristica (del fantastico doppiatore Tonino Accolla nella versione in italiano). Qui Eddie Murphy rappresenta un mondo ed una generazione: l’America rampante e reaganiana, quella delle differenze sociali, dell’orgoglio black, dei McDonald’s e della pubblicità della brillantina (la rappresentatività di un’epoca la si può percepire dalla (in)vestitura yankee di Semmi e Akeem appena arrivati nel Queens).

 

 

Tutte tematiche (più o meno importanti, ma certamente peculiari) che si stagliano sullo sfondo di una storia, al solito puerile ma persuasiva, scontata (specie nel finale), ma coinvolgente. Merito di John Landis, che in carriera ha il merito di aver fatto tante commedie, nessuna delle quali archiviabili con l’appellativo di filmetto sdrucito e senza pretese. Da “Animal house” in poi, il regista dell’Illinois ha saputo dare un taglio personale a tutta la sua filmografia, realizzando pellicole che hanno osato commistionare humour e terrore, oppure, come nella fattispecie, temi sociali e divertimento.

 

 

Il principe cerca moglie” è una specie di film gemello del precedente “Una poltrona per due”, con cui ha qualche elemento in comune (specie nelle scenografie), ma soprattutto la divertente scena dei due barboni interpretati dagli stessi attori (Don Ameche e Ralph Bellamy) che interpretarono Randolph e Mortimer (da cui mutuano anche i nomi stessi) nel citato classico natalizio del 1983.

Un film particolarmente divertente, che non ha bisogno di volgarità o turpiloqui per rendere spassosa una storia anticonformista (dov’sono il self-made man americano o l’American dream?), totalmente black (l’unico attore bianco è una maschera, Saul, l’avventore del barbiere, uno dei quattro personaggi interpretati da Murphy. A proposito di quest’ultimo, è certamente ad una delle migliori prove in carriera, forse perché abbandona gli istrionismi di altre pellicole, recitando in maniera misurata e a tratti “regale” un personaggio rimasto negli annali. Citazioni per i cameo dei giovanissimi Cuba Gooding Junior (il cliente del logorroico barbiere Clarence) e Samuel L. Jackson (il rapinatore del McDowell’s).

 

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