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Edge of Tomorrow - Senza domani

Regia di Doug Liman vedi scheda film

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La recensione su Edge of Tomorrow - Senza domani

di genoano
7 stelle

Gli alieni ci invadono, e ce le suonano; non c'è partita. Almeno sino a che non viene gettato in campo un improbabile eroe, che acquisisce una capacità che può portare alla vittoria: imparare dai propri errori ed adattarsi. Idee, ironia, gran cast, qualche pecca nelle scene d'azione e negli effetti speciali. Voto 7.

"Edge of tomorrow", traducibile più o meno con "Sull'orlo del domani" o giù di lì; un titolo intrigante che mescola luogo e tempo e richiama un memorabile episodio della serie tv Star Trek, "The city on the edge of forever" (titolo italiano: "Uccidere per amore"), del 1967. In quell'episodio il capitano Kirk viaggiava nel tempo, si innamorava di una donna straordinaria e si trovava di fronte allo straziante dilemma se salvarle la vita o salvare milioni di vite lasciando morire lei; una terza possibilità non era data; "Edge of tomorrow" forse ha attinto, almeno un pochino, di lì. Il film ha poche pecche (effetti speciali ipercinetici, scene d'azione troppo confuse, specie quelle coi droni alieni) e molti pregi; trae spunto da un romanzo a fumetti nipponico, e dall'immaginario, nonchè dal meccanismo base, dei videogiochi; ma dal punto di vista cinematografico fu definito un misto tra "La fanteria dello spazio" e "Ricomincio da capo". Se nel romanzo della "Fanteria" la grande invenzione dell'autore Heinlein era la formidabile tuta potenziata dei marines dello spazio, completamente sparita nella trasposizione filmica, qui si vede qualcosa di simile, seppur più somigliante all'esoscheletro robotico di "Aliens-Scontro finale". Un reduce di quel film, Bill Paxton, dà vita in "Edge of tomorrow" ad un sottufficiale dalla retorica bellica roboante, prendendosi gustosamente gioco dello stereotipo del sergente di ferro alla "Full metal jacket"; sottilmente satirica è anche la figura del generalissimo interpretato da Brendan Gleeson; cocciuto, ci capisce pochissimo, non ascolta mai chi ci capisce più di lui: il classico comandante in capo. Emily Blunt interpreta una sorta di fantaGiovanna D'Arco senza perdere un colpo (di mitraglia e persino di lancia); Tom Cruise sorprende lo spettatore, superando la sfida che gli lancia il regista Liman, con un ruolo ben diverso da quelli da superuomo che interpreta di routine. Il protagonista del film è, perlomeno inizialmente, simpaticamente pavido e cialtrone, refrattario a qualsiasi virtù eroica: imparerà passo dopo passo ad essere un eroe, anche per amore; perchè in fondo, come ci ricorda Bill Murray nel già citato "Ricomincio da capo", senza amore i giorni sono tutti uguali, un eterno oggi che non si tramuta mai in domani. Nel finale parte la canzone "Love me again" di John Newman, che si inserisce perfettamente nel racconto del film, e potrebbe strizzare l'occhio allo spettatore, chiedendo se sarebbe disposto ad amare ancora il film, sotto forma di seguito. Perchè no? Alle volte "repetita iuvant".

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