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The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su The Wolf of Wall Street

di LorCio
10 stelle

In una celebre sequenza de Gli ultimi fuochi, Robert DeNiro spiegava il mistero del cinema servendosi di una monetina. Quando sento qualcuno che, all’uscita dalla sala, dice “sì, bello… ma troooooppo lungo”, ripenso a DeNiro. Scorsese dilata i tempi, ma li riempie con criterio, senza perdersi e mantenendo alte attenzione e tensione. Insomma, il cinema, ad altissimi livelli. È talmente scontato che ci troviamo di fronte al più grande film della stagione che pare anche fuori luogo parlarne più di quanto se ne stia già parlando. Che poi, certo, i commentatori, occasionali compresi, si concentrano sull’aspetto morale della vicenda, proponendo paragoni e parallelismi con Gordon Gekko e la crisi finanziaria, e via discorrendo. Si potrebbe cianciare per ore dell’ultimo film di Martin Scorsese, dal momento che si può cianciare per ore dei film di Scorsese, soprattutto perché questo è Scorsese puro, difetti compresi. Proviamo a procedere per raro piacere di sintesi, focalizzando l’attenzione su qualche elemento in particolare.

 

S’è detto, in mille dichiarazioni, che con The Wolf of Wall Street Scorsese ritorna a Quei bravi ragazzi e Casinò. Giudizio inattaccabile perlomeno da un punto di vista estetico, per un’omogeneità tale da sottolineare, ancora una volta, che un autore è tale se sa affermare il proprio stile senza scadere nella maniera, e per un controllo sull’opera che ha del portentoso, anche per merito di collaboratori fidati ed ispirati (come tacere sul lavoro del braccio destro Thelma Schoonmaker?). La sceneggiatura è stata affidata a Terence Winter, autore di The Soprano e Boardwalk Empire, e non è un dato secondario: partendo dal presupposto che nel cinema americano i passaggi dalla televisione al cinema sono all’ordine del giorno dagli anni cinquanta, come si può evitare una riflessione proprio sulla rigenerazione narrativa dettata dai serial dell’ultimo decennio, sull’estremo equilibrio tra intrattenimento di lusso e cinema d’autore, sull’imbarazzante assenza di noia?

 

Scorsese, che ha troppa esperienza per non accorgersi di questi mutamenti, riesce nell’impresa di adattarsi alla contemporaneità restando se stesso, quasi testimoniando di essere, ormai, uno dei pochi, veri e propri classici in circolazione. In un trionfo di sesso, droga e soldi, una marea di sequenze memorabili che è inutile elencare con l’entusiasmo dovuto (il memorabile cammeo di Matthew McConaughey, l’orgia sull’aereo, il maremoto in barca e Gloria, Popeye the Sailor Man, Mrs Robinson e le perquisizione, il grande Jonah Hill che urina nel cestino). Leonardo DiCaprio immenso.

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