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The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

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La recensione su The Wolf of Wall Street

di myHusky
8 stelle

"Vendimi questa penna."

Siamo proprio noi quelli che nel finale guardano attentamente Jordan Belfort mentre tiene il suo discorso sulle strategie di vendita. Un pubblico che si attende qualcosa di grande e che non può assolutamente immaginarsi qualcosa di promettente dalla vendita di una penna. Dopotutto è solo una penna, un piccolo oggetto che tutti quanti noi possediamo. Un semplice strumento che però, nelle mani della persona giusta, può diventare qualcosa di stupefacente e di necessario.
Non è forse questo The Wolf of Wall Street, l'ultimo lavoro del leggendario (sì, lo possiamo dire) Martin Scorsese? Prendere un soggetto, come fanno tutti, e trasformarlo, come invece pochi sanno fare, in qualcosa di memorabile e formidabile?

The Wolf of Wall Street è la storia della folle ascesa e rovinosa discesa di Jordan Belfort, miliardario ex-broker originario del Bronx. 
Belfort inizia la sua carriera a Wall Street nel 1987, sotto l'ala protettrice di Mark Hannah, un eccentrico broker che apprezza fin da subito le doti del giovane e che lo mette subito in guardia, assicurandogli che solo il sesso e le droghe potranno garantirgli il vero successo.
Jordan, però, verrà licenziato lo stesso giorno della sua assunzione come broker: è il famoso Lunedì nero, il 19 ottobre 1987.
Deciso a non arrendersi, grazie all'aiuto della moglie Teresa, trova lavoro presso un piccolo call-center, specializzato in vendita di azioni.
Il forte aumento dei guadagni spingerà Jordan e il suo nuovo amico Donnie Azoff a mettersi in proprio.
Ha così inizio la grande scalata del lupo, che trasformerà la piccola compagnia in una vera e propria società, la Stratton Oakmont, e che renderà Jordan uno dei più importanti e temuti broker/truffatori di Wall Street.

Con uno sguardo scientifico e, a detta di molti, antropologico, Martin Scorsese torna alle sue vecchie abitudini, firmando una pellicola di straordinaria potenza. The Wolf of Wall Street è un viaggio attraverso l'impossibile (giusto per citare un autore sicuramente caro al nostro regista) che abbatte il muro della tradizione e dell'equilibrio, per arrivare dove pochi altri sono riusciti ad arrivare. 
Tre ore di pura orgia cinematografica spinte all'eccesso, in un susseguirsi di sequenze dense e serrate che lasciano pochissimi attimi di respiro. Si ride, si resta in tensione e si rimane storditi da questa nauseante festa di immagini. La macchina da presa entra dentro la storia e si getta in quel vortice frenetico apparentemente senza fine. Così noi entriamo in un grande ufficio in cui si alternano urla, feste, alcool e droghe, assistiamo ai party folli e costosi di Wolfy, attraversiamo un mare in tempesta a bordo di uno yatch, e osserviamo Jordan nella sua titanica impresa di tornare a casa sotto effetto di Lemmon 714. 
Martin Scorsese riprende tutto senza filtri, portando sul grande schermo uno storia che sembra aver abbandonato qualsiasi tipo di limite narattivo o stilistico. Ma l'eccesso è controllato, e nulla è lasciato al caso. Tutto è girato e raccontato alla perfezione, con una professionalità e una maestria che solo i grandi possono offrirci.

Ma The Wolf of Wall Street, come ho detto prima, è anche una stupefacente analisi di questi eccessi e di questa follia. Lo sguardo del regista rimane impassibile nel raccontarci questa ascesa-caduta, analizzando il fenomeno Jordan Belfort e innalzandolo ad un livello universale. Il lupo di Wall Street è il mezzo usato da Martin Scorsese per dipingere un quadro sull'avidità dell'uomo e sulla sua voglia di potere. Così il narratore guarda dall'alto e analizza dall'alto, prendendo di mira un sistema del quale anche lo stesso Belfort è prigioniero. Non una vera e propria critica, quindi, ma uno sguardo scientifico su di un dato di fatto inconfutabile. Se tutto ciò è terribile, dobbiamo giudicarlo noi. 

Naturalmente, l'ultima fatica di Martin Scorsese si distiunge anche per lo stile e per le grandiose interpretazioni.
Il montaggio è eccezionale e ci permette di rimanere incollati alla poltrona, grazie ad un ritmo serratissimo e ad una quantità di scelte linguistiche da maesto. Rapidi e vertiginosi movimenti, zoom ottici, sguardi in macchina e continue interpellazioni dello spettatore, ralenti, inquadrature contre-plongée (nella miglior tradizione wellesiana), raccordi sbagliati e tanto altro ancora. I continui rivolgimenti al pubblico di Jordan Belfort giocano un brutto scherzo e, così, spesso assistiamo a sequenze e situazioni false, proprio come se fossimo all'interno della mente del broker di Wall Street. Delle soggettive mentali, insomma. 
Una serie di immagini e di sequenze (alcune delle quali già cult) che inseguono, come anche la colonna sonora, la vita e gli eccessi di Jordan, standogli dietro passo per passo e risultando, così, frenetiche e distorte.
Naturalmente, il secondo nome da fare, quando si parla di The Wolf of Wall Street, è quello di Leonardo DiCaprio. La sua interpretazione è incredibile: passando dalla commedia alla pura azione, l'attore statunitense si veste e si sveste dei diversi registri interpretativi, regalandoci la sua performance più completa e facendoci rendere conto di essere di fronte a uno dei più grandi attori dei nostri tempi. L'Oscar dovrebbe essere assicurato (dovrebbe). 
Grandissimi anche Jonah Hill, nei panni dell'amico e vicepresidente della Stratton Oakmont Donnie Azoff, e Matthew McConaughey, nei panni di Mark Hanna, che in poco più di dieci minuti di presenza si mostra come uno dei personaggi più divertenti e interessanti dell'intera pellicola.

The Wolf of Wall Street è un'orgia di immagini, un nauseante baccanale di eccessi che non risparmia niente e nessuno. L'ultima fatica di Martin Scorsese si presenta quindi come una delle sue pellicole più brillanti in assoluto, che riesce ad arricchire una carriera cinematografica che, ad oggi, non dovrebbe avere bisogno di ulteriori conferme.
Strepitoso e mai convenzionale, The Wolf of Wall Street è puro cinema, di quello che solo i grandi autori sono capaci di offrirci.

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