Espandi menu
cerca
The Wolf of Wall Street

Regia di Martin Scorsese vedi scheda film

Recensioni

L'autore

alan smithee

alan smithee

Iscritto dal 6 maggio 2011 Vai al suo profilo
  • Seguaci 313
  • Post 213
  • Recensioni 6348
  • Playlist 21
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su The Wolf of Wall Street

di alan smithee
8 stelle

"Vendimi questa penna", convincimi a comprarla! propone un compassato e insolitamente  casual Jordan Belford ad alcuni ragazzi del pubblico che lo attorniano in uno studio televisivo dove l'uomo fa una comparsata. Un ritorno sulle scene dopo la caduta in verticale, una comparsata tardiva per "vendere" la sua innata capacità di persuasione, maturata da metà degli anni '80. Una abilita' in grado di portarlo a guadagnare in borsa milionate di dollari in pochi minuti, da sperperare nel vizio e negli eccessi come modalità di ricarica per tornare a tenere il toro per le corna il mattino successivo. Una escalation irresistibile che porta un ragazzino timido e impacciato fino ai vertici di Wall Street e degli agenti di borsa più blasonati, abili e osannati, ma anche tenuti sotto controllo dall'FBI quando i sospetti dei loschi traffici in cui si va  ad immischiare Jordan diventano così grandi e l'evasione fiscale cosi' evidente, cosi' come la fuga di capitali in Svizzera e quant'altro: un boccone troppo invitante per non scatenare la tenacia di un risoluto ed incorruttibile agente del dipartimento. Ma il film di Scorsese si sviluppa in generale come una epopea degli eccessi, dove il sesso e ancor più la cocaina scorrono a fiumi, anzi a montagne di polvere bianca, la sostanza che eccita, aizza e aguzza l'ingegno e a cui il rampante broker viene avvicinato prima tramite il suo inquietante mentore Mark Hanna (l'ormai immancabilmente straordinario Matthew McConaughey che si diverte ormai ad imbruttirsi, come a confutare le ormai sue consolidate, e date per acquisite, doti recitative), poi  condotto ad una pesante  dipendenza da parte del suo scellerato, amorale e debordante socio Donnie Azof (il solito ottimo ed istrionico Jonah Hill, erede "definitivo" e speriamo più fortunato dell'eccezionale Chris Penn). Quanto a Di Caprio (fisicamente in gran forma e motivatissimo - che almeno lo propongano alle nominaion all'Oscar!!! altrimenti è inevitabile pensare che ce l'abbiano con lui i membri dell'Academy) che celebra qui, alla sua quinta collaborazione con Scorsese, ormai quasi una proficua e ispirata unione di fatto, la resa del suo personaggio schiavo del successo, della droga, del sesso con donne mozzafiato, è la principale e vera riuscita del film, specchio fedele e perverso di un'era di "bengodi", yatchs inarrivabili, lussi senza limiti fagocitati grazie a tecniche truffaldine di cui proprio oggi tutti noi scontiamo in qualche modo, chi più chi meno, le drammatiche conseguenze;  ma anche un film un po' troppo lungo e prolisso nel descrivere, seppur con gran dinamismo e solidità di narrazione, la solita escalation irresistibile, a cui segue una brusca caduta come da sbriciolamento inevitabilee necessario di un colosso fatto in realta di fragile ed inaffidabile argilla. Grandi riprese degne del regista che ormai tutti conosciamo ed ammiriamo da decenni;  dinamismo sfrenato come sfrenata e senza limiti appare la vita del mondo della Borsa, una danza forsennata che batte il tempo ed il ritmo incessante del canto tribale che lo stesso Mark Hanna insegna ad un ancor pivello Jordan Belford quando gli concede l'onore di pranzare al suo fianco, regalandogli pillole di sfrontato cinismo che risulteranno indispensabili per la sua irresistibile ed amorale, perversa ascesa.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati