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L'ultima ruota del carro

Regia di Giovanni Veronesi vedi scheda film

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La recensione su L'ultima ruota del carro

di LAMPUR
6 stelle

L'ambiziosa ultima opera di Veronesi scorre frenetica oltre quarantanni di vita lavorativa ed affettiva del buon Ernesto, semplice ed onesto figlio, lavoratore, sposo, padre di famiglia sballottato tra eventi di un'Italia che si dimena tra piccolezze, furberie e canaglierie e, dall'altra parte, gente modesta e genuina che ne salvaguarda l'identità di paese sano e lavoratore.

In questo panorama apparentemente complesso, dove Veronesi zooma megliogioventuscamente un affresco italiota da far rizzare i capelli (si salva solo il Mondiale dell'82...), menando fendenti alle raccomandazioni, all'arte fasulla, ai politici corrotti, alla malasanità, al terrorismo, e pure a certo cinema farlocco (autogol?!), il nostro piccolo eroe sbanda ma non demorde, attaccato come una cozza a valori etici dei quali lo stampino è ormai da ricercare giusto nella mega discarica che apre e chiude il film.

Certo man mano che scorrono le immagini ci rendiamo conto che l'ultima ruota del carro, a dispetto di tutti i trucchi e cambi di pettinatura, rimane sempre Ricky Memphis, che a qualcuno risulterà pure simpatico, ma la cui monoliticità espressiva ci disarma inesorabilmente facendo sorgere interrogativi dai risvolti pseudoesistenziali tipo: ma chi lo raccomanda a questo?!

Elio Germano invece si carica sulle spalle carro, ruote e baraccone e si dimostra, assieme a Timi, uno dei pochissimi new generation, a saper dettare tempi e ritmi tranne quando tende a strafare (ma lì immagino responsabilità più registiche..), come nella scena di commozione al funerale del Maestro (un Haber in pausa caffè). Gli altri protagonisti la svangano senza infamia e senza lode, anche se la Mastronardi ci appare recitativamente acerba, Rubini il vizioso senza scrupoli lo veste pure discretamente e Virginia Raffaele è un ancora un talento inesplorato.

Peccato poi quello sgangherato sparatone finale, propedeutico solo al telefonatissimo ribaltone tarallucci e vino che l'utente standard, con la sua ansia da sbarco, approccia per colpo di scena.

Purtroppo, in linea di massima, 'sti trucchetti ancora funzionano, ed in cabina di regia non lesinano certo scrupoli a farsi un'idea un po' cialtrona della media degli spettatori.. ma cosi va ormai certo cinema... senza il trucco salva emozioni si rischia l'anonimato...

ed a nessuno piace essere considerato, almeno in Italia, l'ultima ruota del carro...

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