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Il suono intorno

Regia di Kleber Mendonça Filho vedi scheda film

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La recensione su Il suono intorno

di Peppe Comune
7 stelle

 

Brasile. In un quartiere residenziale di Recife, la vita non sembra più trascorrere tranquilla come i suoi stimati abitanti vorrebbero. La delinquenza è arrivata anche lì, le auto e le abitazioni non sono più al sicuro e si rende necessario l'impiego di una compagnia di vigilantes. Intanto, le loro vite scorrono come sempre. Bia (Maeve Jinkings) è una donna dall'indole ossessiva. Non sopporta i rumori, è particolarmente infastidita dal cane dei vicini che abbaia ininterrottamente e vuole che i suoi due figli imparino tutte le lingue del mondo. Joao (Gustavo Jhan) è un giovane architetto che gestisce i tanti appartamenti del quartiere che sono di proprietà della famiglia. Una mattina, dopo aver trascorso la notte con Sofia (Irma Brown), scopre che dall'auto della ragazza è stato rubato il lettore cd. Sospetta subito di Dinho (Yuri Holanda), un cugino che si da al furto come per vincere la noia. Informa della cosa il nonno Francisco (W.J.Solha), un vecchio patriarca che ha costruito il quartiere dove vive grazie alla produzione di zucchero delle sue vaste piantagioni. È un uomo ormai stanco Francisco, come il quartiere in cui vive. Che ha bisogno di un vigilantes più energico e risoluto, come Clodoaldo (Irandhir Santos), che arriva a prestare i suoi servizi proprio quando nel quartiere si susseguono eventi inconsueti. Ma anche lui non può fare nulla contro i suoni della città, che arrivano sempre più assordanti e minacciosi.

 

scena

Il suono intorno (2012): scena

 

Neighbouring Sound” di Kleber Mendonca Filho è un film che si adagia sui suoni multiformi della città, che fanno da sfondo sonoro all'intreccio di esistenze che popolano la vita di un quartiere residenziale. L'autore brasiliano mette in relazione i fatti che accadono con i rumori di sottofondo prodotti dalla voce della metropoli brasiliana, una relazione che è fisica e mentale insieme, come se la vita di tutta Recife fosse organizzata dal ritmo sonoro che produce. Siamo lontani dalla contagiosa allegria brasiliana e anche dall'estrema povertà vestita di meticciato. Siamo in un limbo popolato da persone socialmente realizzate, ma Mendonca Filho fissa lo sguardo sulla loro irrequietezza interiore, sulla loro voglia di fermarsi per riposare, sul loro essere in attesa di qualcosa. E i suoni percepibili oltre i confini del quartiere residenziale sembrano appunto presagire qualcosa di non ben definito.

Soprattutto nei film che non seguono una linearità narrativa ben definita, c'è sempre qualche sequenza più o meno significativa che aiuta a dare un senso a tutta la storia. In questo caso vengono a supporto le parole di un abitante del quartiere che ci tiene a precisare che “qui non siamo nelle favellas, qui si vive sicuri”, lontani dai pericoli. In effetti, giocando di contrasto con queste parole abbastanza emblematiche, l'impressione che sembra abbia voluto trasmettere Mendonca Filho è proprio quella di un luogo che sta per essere progressivamente fagocitato dallo stato di degrado in cui versano molte zone del paese, che quel luogo, nato per essere un quartiere residenziale per un'alta e media borghesia in rampa di lancio, vogliosa di proiettare l'immagine di rappresentare la parte migliore del paese, sta corrodendo le fondamenta delle sue migliori intenzioni. Sta subendo una forma di omologazione lenta e inesorabile, che arriva preannunciata da diversi segni indiziari : furti d'auto, vigilantes che arrivano ad offrire con un tempismo stupefacente il loro indispensabile servizio di protezione, appartamenti sfitti, la stanchezza che assale il vecchio “patriarca”, dei vecchi conti in sospeso che arrivano a bussargli alla porta, ville senza recinzione che non bastano più, cani che abbaiano senza controllo. Ma, soprattutto, ci sono i suoni della città, che l'autore brasiliano rende in forma materica, come di una cosa non solo udibile, ma anche toccabile, non solo percepibile nel suo risultare molesta per l'orecchio, ma anche avvertibile come una minaccia latente che arriva ad avvolgere i corpi dentro un flusso di enigmatici presagi. È il suono il vero protagonista del film, una sorta di blob metafisico che arriva dalle zone più popolose della città per comprendere nel suo carattere “carnevalesco” anche quello che doveva rimanere un quartiere tranquillo e silenzioso. Suoni disarmonici che arrivano da ogni dove, che rendono più difficile la comunicazione tra le persone, inattuabile ogni tentativo di sfuggirgli. Perhè il punto non è marcare la differenza tra chi li sente questi suoni fino a rimanerne ossessionato e chi si limita solamente ad inserirli nel suo programma giornaliero, ma definire, come ha fatto Kleber Mendonca Filho, la loro imponderabile pervasività, il loro incidere decisamente sulle frequenze comunicative che intercorrono tra gli esseri umani. Sul loro poter qualificare lo status di appartenenza di ogni figlio di questo mondo.

Intanto, sotto un cielo che pare far piovere suoni da ogni dove, le vite svolgono i loro consueti percorsi, e Mendona Filho li intreccia in modo da vestire le incombenze ordinarie di ognuno di una carica di irrisolta ambiguità emotiva. La mamma ossessionata da ogni sorta di rumore, il vecchio industriale che cerca nella sua tenuta in mezzo alla foresta la tranquillità perduta, il giovane nipote incastrato in un lavoro che non gli piace, la ragazza venuta a ricercare nel quartiere gli odori della sua infanzia, il capo dei vigilantes che si muove con fare sinistro tra le strade del quartiere. Tutti sembrano degli attori non protagonisti rispetto ai fatti che accadono intorno alle loro vite. Degli inconsapevoli anelli di congiunzione tra ciò che sarebbe dovuto essere il luogo dove vivono, e ciò che, invece, è destinato a diventare per effetto dell'eco assordante della globalizzazione che ovunque fa sentire la sua presenza incombente. Sono, evidentemente, tutti figli attendibili del Brasile contemporaneo, e la bontà di questo film risiede proprio nel modo “antispettacolare” in cui sono stati rappresentati. Vedere film di ogni angolo del mondo dovrebbe appunto servire a farcelo conoscere meglio. Abituandosi anche a ragionare in maniera diversa intorno alla canonica categoria bello-brutto.

 

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