Regia di William Kaufman vedi scheda film
Per rinnovare quelli che potremmo definire film seriali con Dolph Lundgren come protagonista, hanno pensato bene di affiancargli come co-protagonista Cuba Gooding Jr. Lundgren risulta meno imbolsito, truce e monocorde del solito, anzi sembrerebbe in stato di grazia, quasi di buon umore e divertito, in tenuta hawaiana e prodigo di sorrisi. Gooding perfettamente monocorde, inespressivo come suo solito. Entrambi calati nel ruolo di killer professionisti su fronti opposti ma che si alternano e giungono a neutralizzarsi per esaurimento di individui da ammazzare. Quella che va di moda definire “location” è Praga, probabilmente conveniente per i set cinematografici, splendida città che però nelle scenografie e riprese panoramiche è ben poco valorizzata, sembrerebbe una città di sole comparse, mentre è “scomparsa” completamente la polizia, non se ne vende manco l’ombra. La città nella sceneggiatura è ridotta ad un campo di battaglia tra bande rivali. Cuba Gooding pare a tratti lento di riflessi, come se si concedesse micropause di riflessione durante scene di azione in cui è in pericolo di vita, tempi di reazione che lo fanno sembrare leggermente imbranato, e nella realtà sarebbero tempi veramente morti. Poco credibile come killer, prendendosi anche troppo sul serio, a differenza di Lundgren, si pone continuamente problemi di coscienza e sensi di colpa, che per il suo mestiere sono zavorra psichica pericolosissima. Lundgren è il solito armadio biologico dal portamento lento ma con senso dell’humour, dalla mira infallibile ed invulnerabile ai proiettili. Il film è una sparatoria continua, dall’inizio alla fine, le pause sono per ricaricare le armi, le rare volte che se lo ricordano e finisce per esaurimento sagome viventi. Le scene dei conflitti a fuoco, che coprono l’intero film, sono abbastanza curate, peccato per l’episodio in cui Lundgren ricorre ad un paio di granate, che gettate in un vicolo avrebbero dovuto semi-distruggerlo, ed invece l’effetto speciale sembrava un petardo scoppiato a carnevale, un’incongruenza grossolana per questo genere di film che si basano interamente sugli scontri a fuoco con intermezzi di corpo a corpo. I maniaci del genere potranno sbizzarrirsi a contare il numero dei morti, impresa ardua
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