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Pretty Woman

Regia di Garry Marshall vedi scheda film

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La recensione su Pretty Woman

di Antisistema
3 stelle

Il mio rapporto con Pretty Woman è come si suol dire, una relazione alquanto complicata. Costretto a sorbirmelo nelle riunioni domenicali a rotazione con Titanic e Via col Vento, grazie alle VHS  (ho 24 anni, ma riesco a rammentarle), ho finito per odiarlo (ricordo però che quel merdone di mio nonno, esperto di cinema riusciva sempre a defilarsi, io purtroppo no e quindi vai di papponate sentimentali). Con gli anni Via col Vento e Titanic li ho rivisti e tutto sommato sono bei film (specie il primo che apprezzo sempre più ad ogni visione), mentre sto Pretty Woman sino a qualche mese fa' non me l'ero mai rivisto, così per pura follia decisi di fittarlo (me tapino) e colmare questa lacuna (di cosa?), per vedere se avevo preso un abbaglio.

 

Storia "leggendaria" (per modo di dire); Edward Lewis (Richard Gere) è un miliardario di bell'aspetto che é un vero e proprio squalo della finanza che compra compagnie in crisi per spolparle a farci così più soldi di quanto ne farebbe a venderle per intero. Un giorno trovandosi in difficoltà con il cambio manuale della macchina (lui guida solo quelle automatico), si ritrova sulla Hollywood Boulevard (se il cambio non lo so usare in teoria la macchina non parte proprio, non è che vado in una strada sbagliata...) dove battono le prostitute tra cui la nostra Vivian Ward (Julia Roberts), che si offre di aiutarlo. Passata una notte insieme, Edward sfrutta il bisogno di soldi della ragazza, proponendole di accompagnarlo per una settimana nei suoi affari di lavoro. Vivien accatta ed Edward mano a mano si avvicinerà sentimentalmente a lei.

 

Da che parto? Non saprei, premetto che dopo 5 minuti ero disperato perché se Richard Gere è per me uno dei re dell'ignoranza recitativa moderna (gli altri sono Tom Cruise e Brad Pitt), dai titoli di testa purtroppo ho scoperto che la protagonista femminile era l'odiosa Julia Roberts, la cui presenza dal film l'avevo mentalmente rimossa. La sinossi del film è quel che è, ma se metti insieme due dei peggiori attori americani made in Hollywood mai esistiti... il disastro è completo (Gere ha fatto pena pure in 15 minuti in Rapsodia in Agosto di Kurosawa, da lì capisci che non ha speranze).

Pretty Woman tra una regia loffia e una fotografia degna di una paginetta della rivista Vogue; é un concentrato della peggior leggerezza, banalità e scontatezza dei film Hollywoodiani.

La cosa più cinematografica di tutto il film è la citazione al finale di Sciarada di Stanley Donen (1963), mentre Vivian guarda la TV... in pratica 10 secondi di un film di 27 anni prima (Pretty Woman è del 90'), hanno più cinema di tutto questo film... c'è da preoccuparsi. 

 

Il film si vorrebbe rifare nello spirito a molte commmedie romantiche della Hollywood classica (non ci sarebbe nulla di male), e mi par di capire che la critica (compresa la rivista filmtv), individui l'ispirazione filmica primaria in My Fair Lady. In effetti gli elementi in comune sono molti a cominciare dalla figura del Pigmalione, una ragazza che svolge in lavoro degradante, un protagonista maschile calcolatore e dal cuore di pietra (questo non manca mai), la sequenza all'ippodromo, la protagonista che impara le buone maniere (Vivian ci mette una sola giornata rispetto ai 6 mesi di Eliza... capito Eliza? Sei una pippa a confronto), il debutto in società etc... peccato che alla fine ne risulti una specie di parodia svilente. 

 

I due protagonisti hanno chimica questo è vero, ma sono dei totali incapaci. Richard Gere ha la sua solita espressione da portaombrelli che utilizza per tutto il film, quando non sa' che fare, tira fuori il suo asso nella manica; cioè il suo sardonico sorriso sotto i denti. Julia Roberts la vorresti defunta (quel sorriso a 32 denti non si guarda); a parte che come prostituta di strada non é credibile manco lontanamente, ma alla fine è un'imbranata vanesia che si atteggia per tutto il film.

Da notare l'edonismo di cui è intriso il film, Vivian è contenta di spendere qua e là i soldi della carta di credito del suo benefattore e alla fine si vanta dei suoi acquisti contro una commessa (che giustamente visto il soggetto) di un negozio che l'aveva cacciata il giorno prima perché vestita in modo equivoco. In sostanza il personaggio di Vivian che poteva essere usato per fare una critica all'apparenza, risulta non essere maturato in niente. Perché io spettatore dovrei volere la sua felicità? Eppure per le spettatrici il messaggio è "bello lo shopping".

 

Il film non funziona neanche come fiaba romantica visto che l'atmosfera e l'estetica non mi trasportano in una fiaba minimamente (nonostante un tizio con il cartello faccia la postilla finale sull'equazione Hollywood/sogni). All'epoca incassò oltre 400 milioni (la commedia romantica più di successo di sempre) e rilancio' la carriera di Richard Gere (sigh) e scoprì una nuova star (ne facevamo a meno), ben voluta dalla critica dell' epoca (Filmtv dà 4 stelline a sta roba...) tanto che Julia Roberts ebbe un golden globe e una nomination agli Oscar (nella TOP 10 delle più regalate di sempre), tra l'altro le gambe mostrate nel film manco sono le sue (c'è un qualcosa di vero e non fasullo in sto film?). Per quanto mi riguarda è una ciofeca galattica e ha dato il via a molti film sentimentali orribili sulla sua scia. Classico della commedia romantica? Ma per favore! 

 

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