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Pretty Woman

Regia di Garry Marshall vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Pretty Woman

di Lina
4 stelle

Rivisitazione moderna in chiave molto squallida e grottesca della fiaba di Cenerentola, che in questo caso, NON conquista il suo principe azzurro perché è una ragazza molto povera ma innocente, che si fa il mazzo ogni giorno lavorando come domestica, ma perché è una donna procace che fa la battona invece di trovarsi un impiego onesto come tante altre.

 

Eppure, la trama vuole che questa battona, che si chiama Vivien, sia comunque integerrima da altri punti di vista: non si droga, infatti non spenderebbe mai i soldi che si supersuda andando a letto con chiunque le capiti sotto tiro per acquistare stupefacenti, no. Lei vende il proprio corpo solo per pagare l'affitto di un appartamento e per comprarsi il filo interdentale.

È fondamentale per Vivien cercare di prevenire quanto più possibile delle infezioni orali, dato il mestiere che fa. Inoltre, è una prostituta tutta d'un pezzo. Non bacia mai sulle labbra i suoi clienti, no. Sarebbe un contatto troppo intimo (come se un rapporto sessuale completo lo sia molto meno!), e quindi, poverina, sembra quasi che sia costretta a prostituirsi pur di sopravvivere perché pur avendo un cervello sano, due gambe, due braccia e due occhi come tutti per poter lavorare, forse si sente troppo sexy per sprecarsi a fare per esempio la cameriera. Meglio crescersi le unghie per poterle usare in pratiche sessuali e adescatrici che spezzarsele lavando piatti o servendo ai tavoli. Non avendo poi un protettore che la plagi e costringa a stare sulla strada, Vivien non ha nemmeno una scusa per giustificare il motivo per il quale persegua la via più facile. Eppure, non è affatto un'anima perduta. È più che altro un'anima con una fortuna sfacciata, poiché alla fine conquista addirittura l'amore di un uomo d'affari ricchissimo e belloccio, che cambierà la sua vita in meglio per sempre.

 

A un certo punto, Vivien comprende che può puntare molto più in alto della strada e chiede a gran voce di essere salvata come la principessa di una favola rinchiusa ingiustamente in una torre. Solo che lei non è né la principessa sul pisello né Rapunzel. È sempre una battona che, appena fiutato l'odore dei soldi e della fragilità interiore di un miliardario solitario e un po’ depresso, ha la presunzione di credere che pure lui necessiti di essere salvato proprio da lei naturalmente!

 

Ma ce lo immaginiamo cos'avrebbero raccontato un domani, ai loro figli, di fronte alla classica domanda: “come vi siete conosciuti?”……………………..

“Niente, sai, tua madre stava battendo sul marciapiede come al solito, e io, come al solito, ero solo e annoiato e allora...

 

Inizialmente, forse, questo film intrattiene e incuriosisce, ma mano mano che la visione prosegue, finisce con il suscitare antipatia perché illustra con stucchevolezza e frivolezza la figura della meretrice. Tenta di “mitizzarla” con l'ausilio di una bella interprete che conquistò la simpatia pubblica a quell’epoca.

Sexy e provocante come doveva essere per volere di copione, Julia Roberts riuscì a calarsi con disinvoltura in questo ruolo, solo che dopo iniziò a trascinare l'espressività e i manierismi della sua Pretty Woman, in quasi tutti i suoi film successivi.

 

Quanto a Richard Gere, è belloccio, ma monocorde e malinconico per tutta la durata della pellicola.

 

Il migliore del cast probabilmente è Hector Helizondo, seppure impegnato in un piccolo ruolo. Il suo personaggio benevolo suscita molta simpatia.

 

Bella e memorabile la colonna sonora, gradevole l'alchimia sul set tra i due attori protagonisti, ma c'è poco altro che si salvi.

 

Garry Marshall ha sfruttato idee squallide e inconcepibili, idealizzandole in maniera molto scaltra e lontana dalla realtà.

 

Più che una valida storia d'amore, questa, a mio avviso, è una boiata mirata, ruffiana, pretenziosa, ipocrita e colma di stereotipi amorali riprodotti in maniera insopportabile.

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