Regia di Alan J. Pakula vedi scheda film
Devo dire: anche coi suoi momenti di stanca, il film è un orgoglio del mefistofelismo. L'intreccio e la concentrazione su harrison ford porta a supporre che il suo essere dimesso sia frutto di un doppiogiochismo. Daltronde, pur con tutti i magheggi della scacchi e dei giudici e avvocati corrotti, la prova che avrebbe inchiodato ford c'è, ma viene trafugata. Equindi arriviamo alla fine, totalmente depistati dalle furberie della scena "atta", perdendo di vista un vero e possibile movente, totalmente in direzione diversa dalla moglie, una che avrebbe avuto in effetti tutti i suoi perchè onanistici per uccidere l'amante di suo marito. Buon esempio del gioco dei tre bicchieri, anche se qualcosa nell'architettura scricchiola (perchè gli inquirenti non hanno cercato l'arma del delitto in casa di harrison ford?).
Compatta di senso la metafora della giuria, che è il pubblico del film, il cui scopo sarà giudicare il colpevole. Ancora meglio l'aura di impotenza e debolezza che aleggia durante tutta la pellicola. In effetti è sublime l'ambiguità che ssa ci lascia nel decidere se ford sia un morigerato anti-arrivismo o un codardo
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