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Il presagio

Regia di Richard Donner vedi scheda film

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La recensione su Il presagio

di munnyedwards
8 stelle

 

Le sfumature dell’horror sono innumerevoli e non tutte di mio gradimento, a volte ci si perde nei meandri dei sotto-generi, nelle variazioni tematiche e di messa in scena, nei filoni più eccessivi e di nicchia, dal canto mio ho sempre privilegiato la storia, lo script come fondamentale elemento di valutazione e giudizio, perché non esiste racconto (non esiste film) se non ci sono delle solide basi narrative.

Credo che questa “regola” valga in senso generale ma che trovi maggiore consistenza nell’ambito dei film di genere e in particolare nell’horror, restando nel campo del satanico è impossibile non citare il dittico di capolavori Rosemary’s baby e L’esorcista, a cui poi si deve aggiungere proprio il The Omen di Richard Donner.

Ad unire queste tre pellicole non solo la loro genesi temporale (fine anni ’60 primi ’70) ma anche e soprattutto uno spessore narrativo di livello superiore, uno studio ed una rappresentazione del genere che va al di là dei facili consensi.

 

omenposter

 

 

Donner non ha mai considerato The Omen un film dell’orrore, lo ha sempre proposto come un thriller misterioso (al massimo paranormale), questo perché riteneva che una dimensione più realistica non potesse che giovare al film e alla percezione che ne avrebbe avuto il pubblico, del resto il soggetto (a firma David Seltzer) era stato sviluppato tenendo presente proprio questo elemento.

La venuta dell’anticristo viene perciò narrata con modalità meno appariscenti ma assolutamente coinvolgenti, il terrore che pian piano si insinua nella tranquilla vita della famiglia Thorn è quasi tangibile, le stranezze di una normalità infranta e i successivi dubbi sulla vera natura di quel bambino tanto difficile sono presentati al pubblico senza eccessi ed esagerazioni; a regnare è la paura del quotidiano e l’orrore di un orrenda consapevolezza che lentamente prende forma.

L’americano Robert Thorn (Peck) presta servizio a Roma come ambasciatore quando sua moglie Kathy (Lee Remick) perde il bambino che tanto desiderava, distrutto dal dolore l’uomo si fa convincere da un prete e adotta un neonato orfano facendolo passare per suo figlio, ingannando di fatto la moglie.

Inizialmente tutto fila liscio ma quando il bambino compie cinque anni qualcosa di orribile si manifesta e tutto precipita, la giovane tata si impicca senza motivo gridando al mondo “Damien…it’s all for you”, e un misterioso prete si presenta da Thorn avvertendolo di un pericolo imminente, la venuta dell’anticristo è ormai vicina.

 

Patrick Troughton

Il presagio (1976): Patrick Troughton

 

 

Nel ’76 Richard Donner era un perfetto sconosciuto, dopo numerosi lavori per la tv era finalmente pronto per il grande balzo, sfruttando un budget risicato decise di puntare sulle atmosfere piuttosto che sugli effetti e la scelta fu lungimirante e proficua, ovviamente per il successo del film fu fondamentale un cast di altissimo livello che vedeva in Gregory Peck la sua punta di diamante.

Ma gli attori in campo sono tutti bravissimi, dalla dolce Lee Remick che pian piano perde la ragione sconfitta da un orrore che percepisce ma che non comprende, alla glaciale governante interpretata da Billie Whitelaw (veramente inquietante), per finire con il fotografo David Warner e il piccolo Harvey Stephens nel ruolo di Damien.

Parlando di The Omen non si può non citare la splendida colonna sonora di Jerry Goldsmith, unica soundtrack nella storia dell’Academy a vincere l’Oscar per un film horror, le note del compositore accompagnano in modo mai invadente tutta la pellicola e contribuiscono in modo determinante alla creazione di un climax satanico che non lascia indifferenti.

 

Gregory Peck, David Warner

Il presagio (1976): Gregory Peck, David Warner

 

 

Il finale è ottimo e lascia campo aperto agli immancabili seguiti, film che non ho mai visto e del cui valore dubito fortemente, tuttavia questo capostipite resta un opera importante e di assoluto riferimento, l’horror come dovrebbe sempre essere (almeno secondo me), una fonte di grande inquietudine e paura la cui genesi nasce da noi stessi, vittime di umane debolezze e superstizioni.
Diverse scene da ricordare ma la mia preferita resta quella finale, con un Gregory Peck combattuto ma deciso, vinto da un destino beffardo che sbuca dal buio con il fragore di uno sparo.

Voto: 8

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