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Una famiglia perfetta

Regia di Paolo Genovese vedi scheda film

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La recensione su Una famiglia perfetta

di mc 5
10 stelle

Ancora non credo ai miei occhi. Che sotto Natale esca un film che reca sul cartellone i soliti faccioni di attori italiani arcinoti in modo tale che tu non possa sbagliare intuendo lontano un miglio il solito cinepanettone (non importa se in versione "de sinistra") con piglio piacione per acchiappare il popolo bue da multisala. E, per di più, il nome del regista, Paolo Genovese, reduce da quei due episodi di "Immaturi" che a me viene l'orticaria solo a sentirne parlare (ho visto il secondo e l'ho trovato scellerato). E invece si vede che a Natale, come nelle favole, succedono i miracoli. Sì, perchè questo film è un miracolo di eleganza, buon gusto, intelligenza. Altro che cinepanettone! Questa è una commedia sofisticata, che mi ha fatto pensare a quelle meravigliose "commedie da camera" che (supponevo fino ad ora) sanno fare solo i francesi (avete presente quel gioiello assoluto che era "Cena tra amici"? beh, siamo più o meno da quelle parti). E per fare le "commedie da camera" occorrono innanzitutto due ingredienti: una sceneggiatura di ferro che includa soprattutto dialoghi brillanti, e poi degli attori di elevatissimo talento. Premesso che si tratta di lavoro ispirato ad un'opera spagnola di qualche anno fa, nel nostro caso entrambi gli elementi non si fanno mancare. La mia soddisfazione è oltretutto doppia: primo perchè è davvero un bel film, secondo perchè la platea vasta delle multisale pare stia apprezzando (alla proiezione cui io ho assistito il pubblico sembrava gradire parecchio e -vivaddio- non per la solita furbata paracul-televisiva ma per una commedia raffinata e intelligente). Allora, cristo, è vero che anche qui nel Belpaese si può radunare dei bravi attori e mettere in scena una storia intrigante e di buon gusto, senza la minima volgarità, contagiando il pubblico con una serie di sapienti e continui "scontri" fra i personaggi, i cui dialoghi sono sempre condotti sul filo di una sfida che assicura una tensione costante allo spettatore. Io credo che questo film possa segnare un punto fermo, una sorta di ripartenza per la commedia italiana, un'opera dove in più punti la farsa diventa così surreale da sconfinare impercettibilmente nel dramma. Insomma: roba di classe. E i francesi sono avvisati: da oggi in poi anche noi siamo in grado di confezionare commedie sofisticate (ma finora dove eravamo? in letargo? o probabilmente eravamo troppo impegnati con le nostre sceneggiature tutte inperniate su vicende di corna...). Che poi, volendo, le corna sono presenti anche qua, ma argomentate con un tocco leggero, quel "tocco" (appunto) che caratterizza i cineasti francesi. L'idea di fondo, che è poi l'ossatura di tutta la storia, è chiaramente desumibile dal trailer, per cui possiamo tranquillamente raccontarla senza rovinare sorprese. Leone è un uomo sui 50 anni, presumibilmente ricco e probabilmente afflitto da solitudine, e decide di organizzare per sè un Natale davvero speciale. Affitta una grande villa nella campagna di Todi e paga un gruppo d'attori affinchè fingano di essere suoi parenti. Ognuno di essi dovrà assumere un'identità appositamente fissata da Leone stesso ma, a quanto ho capito io, i discorsi e gli atteggiamenti di ciascuno non saranno frutto di una sceneggiatura...al contrario i personaggi dovranno rigorosamente improvvisare ogni loro mossa. E se a questo aggiungiamo che Leone è esigente, nervoso e irritabile, voi capite che il gioco si fa sempre più teso, sempre al limite, sempre ad un passo dal corto circuito che può far saltare il banco. E allora è come camminare sulle uova, ognuno deve soppesare le parole, controllarsi nei gesti e nei commenti. Lo spettatore si fa coinvolgere in questa rappresentazione dei sentimenti, in questo teatrino delle emozioni, e soprattutto viene intrigato da questo gioco delle parti in cui gli attori interpretano personaggi che sono a loro volta attori. Questo delicato meccanismo richiede agli attori stessi un talento speciale. E possiamo affermare che tutto il cast è all'altezza di tale complessa messa in scena. A partire dallo stesso Leone, impersonato da un Sergio Castellitto ricco di sfumature, ambiguo e sfuggente. Poi abbiamo una Claudia Gerini che, finalmente alle prese con un ruolo impegnativo, si mostra brava come non l'avevamo mai vista. Carolina Crescentini dà anche lei il meglio, affiancata da un clamoroso Marco Giallini, qui davvero strepitoso, alle prese col ruolo forse più importante col quale si sia finora cimentato. Giallini, attore sempre sottovalutato, ci dà qui prova di quanto la sua esperienza lo possa ormai mettere in grado d'affrontare con uguale talento qualsiasi ruolo, sia esso comico o drammatico. Da lui mi aspetto grandi cose per il futuro. Da segnalare inoltre una sensibile Francesca Neri, che vediamo in un ruolo che arriva soltanto a metà film ma che acquisisce via via un peso sempre maggiore. E infine una segnalazione affettuosa per la splendida Ilaria Occhini, Signora acclamata del nostro Teatro e di un' intera epoca di sceneggiati della tv in bianco e nero. Un cenno anche per la colonna sonora, che fa largo uso di classici americani a tema natalizio, scelta che si rivela in certi momenti davvero indovinata. Un film che è una riflessione dolente sui rimpianti e sulla solitudine, e che si apre ad una sentita dichiarazione d'amore verso il mestiere dell'attore, costantemente al limite tra finzione e realtà, tra Vita ed Arte, tra Commedia e Dramma.


PS: Al film è collegato un piccolo giallo. In parecchi siti di cinema Micaela Ramazzotti risulta accreditata come componente del cast. Io non l'ho proprio vista. Che se la siano sognata?


Voto: 10

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