La recensione su Cose nostre - Malavita

di Enrique

5 stelle

Alla faccia della “commedia” (“nera” sarebbe troppo comodo); qui siamo dalle parti del gangster movie, con virate – discutibilissime - sul grottesco... o, se vogliamo, uno “spaghetti-noir” (fixer), ma solo per comodità (v. più infra).

È un folklore cinematografico pacchiano, povero di idee e ricco di stili e stereotipi frusti quello che guida penna e mdp di Besson. Proprio di registri meno scaltri, che provano a compiacere i maestri per l’ammirazione maturata durante gli anni della formazione passati a contemplare, dal buco della serratura, la pazza gioia sprizzata nelle festicciole a base di barbecue e fregnacce varie nel cortile dello zio Sam.

E quindi si sprecano i luoghi comuni:

sugli statunitensi agli occhi del resto del mondo;

sugli italiani d’America (e le relative "famiglie")

oltrechè sulla difficile integrazione scolastica dei nuovi arrivati (specialmente quando questi fanno ben poco in tal senso),

ma si sprecano anche gli eccessi rabbiosi di violenza e di follia criminale, senza che le (poche) concessioni al lato tragicomico e grottesco della narrazione possano contemperare le debolezze, se non degli antagonisti, quantomeno del protagonista (un Manzoni/De Niro che farebbe sfigurare pure il leggendario "Noodles").

E qui ci spostiamo sul lato citazionista.

Per la serie Nostalgia portami via (ma, possibilmente, non legato ad un paraurti per le campagne della Normandia, eh) oltre al sodalizio De Niro-Scorsese - i quali raccolgono quanto seminato in Godfellas - mi è parso che fosse tutt’altro che casuale anche la presenza della Pfeiffer…

Ma se queste possono essere le ragioni (sciupate) dei cinefili nostalgici, la mia io la trovo principalmente in Dianna Agron (ed una o 2 sue fotografie spiegano molto più di mille parole).

Da notare – ultima chicca – l’ottimo casting del figlio: se anche gli uomini potessero procreare direi che saremmo dalle parti dell’unione fra lo stesso De Niro e K.Reeves.