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Il portiere di notte

Regia di Liliana Cavani vedi scheda film

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claudio1959

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Il portiere di notte

di claudio1959
8 stelle

Charlotte Rampling

Il portiere di notte (1974): Charlotte Rampling

Charlotte Rampling

Il portiere di notte (1974): Charlotte Rampling

Charlotte Rampling

Il portiere di notte (1974): Charlotte Rampling

Charlotte Rampling, Philippe Leroy

Il portiere di notte (1974): Charlotte Rampling, Philippe Leroy

IL PORTIERE DI NOTTE innanzitutto ha due modelli. LA PASSEGGERA, il film incompiuto del 1963 di Andrzej Munk, dal quale la Cavani e i suoi sceneggiatori hanno tratto ispirazione, perché lì una donna sopravvissuta allo sterminio, durante una crociera col marito, incontra dopo diversi anni la kapo' presente nel campo di concentramento in cui era stata rinchiusa: e riaffiorano i tragici ricordi. Ma il film di Munk è asciutto, spoglio, essenziale. Invece IL PORTIERE DI NOTTE ha un'anima quasi da melodramma decadente (nel senso migliore del termine) e allora il pensiero non può non andare a LA CADUTA DEGLI DEI di Luchino Visconti del 1969, dove compaiono tra gli interpreti proprio Dirk Bogarde e Charlotte Rampling. Il Portiere di notte ha qualità squisitamente cinematografiche, come ULTIMO TANGO A PARIGI, di due anni prima, per l'evidente affinità nel privilegiare i temi psicanalitici del sadomasochismo e del sesso nel raccontare il rapporto di queste due coppie. Ma questo film della Cavani, oltre ad essere affascinante, è anche volutamente disturbante. E qui capisco le obiezioni che la scrittrice e regista Edith Bruck, sopravvissuta ai campi di sterminio e moglie di Nelo Risi, espresse in un famoso articolo scritto quando usci il film. Nell'articolo Edith Bruck esprimeva il disagio suo personale, e idealmente di molti altri, nel vedere la storia di una sopravvissuta ai campi di concentramento che si sente di nuovo attratta, dopo anni, dal suo aguzzino, ricreando quel rapporto di amore e morte. La Cavani toccava le corde dell'inconscio e dello scandalo con un film di alta qualità formale e cinematografica, ma lo sconcerto di chi era stato, come Edith Bruck, prigioniero dei campi, testimone di quella tragedia immane, non possiamo accantonarlo nel riflettere su questo film così complesso. È un film davvero provocatorio IL PORTIERE DI NOTTE, come fu ARANCIA MECCANICA, perché alle innegabili qualità unisce un ambiguo discorso sulla fascinazione del male che non può non turbare lo spettatore. Soltanto un anno dopo sarebbe arrivato lo sconvolgente (e anche respingente) SALÒ di Pasolini; due anni dopo questi temi sarebbero stati purtroppo riproposti da Tinto Brass con mano greve e volgare nel suo pacchiano SALON KITTY.PER UN RICORDO DEL CINEMA DI LILIANA CAVANI. Liliana Cavani, regista provocatoria (ma non in modo gratuito) e divisiva (non piaceva mica a tutti, anzi) ha affrontato nei suoi 13 lungometraggi (dal 1966 al 2002) alcuni temi principali. Come il rapporto di coppia, visto attraverso la psicanalisi e le deviazioni dalla "normalità ", (IL PORTIERE DI NOTTE, AL DI LÀ DEL BENE E DEL MALE, INTERNO BERLINESE). Oppure, su tutt'altro fronte, la spiritualità unita alla ribellione e all'anticonformismo (i due film su FRANCESCO D'ASSISI, MILAREPA). O ancora, la battaglia della Ragione per affermarsi in periodi cupi e problematici (GALILEO, I CANNIBALI, dove la tragedia di Antigone è trasposta nella Milano della contestazione studentesca, LA PELLE, da Malaparte). O temi più intimi, anche se non distolti dal sociale, come la diversità all'interno dell'istituzione famiglia (la malattia mentale ne L'OSPITE, la disabilità in DOVE SIETE? IO SONO QUI). E infine rimangono i suoi due film più deboli: OLTRE LA PORTA, in cui ripropone con stanchezza la psicanalisi di coppia (con annesso scandalo in odor di incesto) e IL GIOCO DI RIPLEY, non nelle sue corde e risolto come un compito senza infamia e senza lode, proprio quell'infamia e quella lode che hanno costituito mescolate in maniera costruttiva il suo cinema.

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