Regia di Liliana Cavani vedi scheda film
Siamo in un momento di scelte forti, cinematograficamente parlando, venendo da un periodo di contestazione post sessantottino, non a caso è stato anche il momento di Ultimo tango. La Cavani ha lavorato al soggetto insieme ad Italo Moscati, collaborando con Barbara Alberti, forse allora ritenuta personaggio intellettualmente interessante, al di fuori delle bagarre televisive a cui partecipa oggi. Il soggetto è forte, rapporto fra vittima e carnefice, che attraversa completamente un tipo di rapporto sadomasochistico, prendendo come spunto i campi di concentramento per ebrei della Seconda Guerra Mondiale in Germania. Un film che fece un grande scandalo e naturalmente fu anche un successo al botteghino, con due interpreti d’eccezione, che riuscirono a darsi in maniera veramente rara, cinematograficamente parlando, cosa che è successa spesso con una regista come la Cavani, evidentemente convincente e coinvolgente nella spiegazione dei ruoli agli gli attori. Si analizza con ritmo lento il rinascere inaspettato di un rapporto avuto da un nazista titolato con una giovanissima ebrea, portato alle estreme conseguenze e che lasceranno il segno indelebile in una vita, anche se sembra ormai assoggettata ad una normalità anche nel campo dei sentimenti. Il richiamo di un passato drammatico, da cui non si può trovare mai un distacco definitivo, ma che la traccia o la linea rossa ci riporta inevitabilmente ai periodi in cui la violenza ci ha fatto vittima e questo lo vediamo sempre, ad iniziare con i sopravvissuti dai lager che vivono la loro sopravvivenza sempre in maniera drammatica, anche se riescono alcuni a condividerla con il loro quotidiano, forse avendo trovato terreni fertili a sostenerli, ma altri, che non ce la fanno, inevitabilmente chiudono il loro rapporto con la vita in maniera drammatica. Questo non è un discorso legato ai lager solamente, anche se cinematograficamente può rendere più palese l’idea, ma le vittime di violenze saranno per sempre, o quasi, condizionati da queste in maniera diversamente reattiva, ma sempre a cavallo delle tigre. Il film colpisce in pieno l’evoluzione del rapporto fra i due, coinvolgendo anche un retroterra nazista che circonda l’uomo ed a cui è sempre legato e che non gli darà pace e soluzione per aver trovato la donna, ritenuta pericolosa e testimone possibile. Il film riesce con scene forti a tenere in mano l’argomento, e la critica si è nettamente divisa sul risultato, io devo ammettere che vedendo il film oggi ne sono rimasto colpito per il risultato psicologico che ne è venuto fuori e devo dire che nessuna scena di violenza è gratuita, ma tutto contribuisce a spiegare il tema proposto in maniera senz’altro coraggiosa non perbenista, ma integra nei suoi valori. Contini fa un bellissimo lavoro di fotografia sia di interni che di esterni completato dal risultato eccellente dei costumi di Piero Tosi.
una stroia difficile a rappresentare, ma la cavani ha tentato ed ha fatto bene
una regia difficile che ha rischiato ed ha fatto bene
splendida sempre e comunque, oltre che bravissima
un volto che suggerisce il cinema da solo
un ruolo particolare
ottima partecipazione
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