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Trama

Nils e Didier stanno per arrivare nel sud della Spagna per partecipare a un torneo di badminton. Una donna misteriosa e manipolativa sta arrivando invece in Spagna per mettere le cose in chiaro con la mafia spagnola. Quando si incontrano e le loro valigie vengono scambiate, le vite di tutti e tre vengono messe sottosopra. Anche se non si sarebbero mai sognati di diventari comprimari della donna, Nils e Didier decidono di unirsi a lei e, contro ogni previsione, stanno per diventare serial killer di prim'ordine... o forse no.

Approfondimento

GANG OF THE JOTAS: IL PIACERE DI GIRARE

Dopo Persepolis e Pollo alle prugne, Marjane Satrapi si dedica alla regia di un primo lungometraggio non basato su una graphic novel. Senza alcun tipo di limite o condizionamento produttivo, la Satrapi sceglie di sperimentare le sue doti da regista e, per la prima volta di attrice e cantante, con Gang of the Jotas, un'opera che ha preso piede giorno dopo giorno, con pochi mezzi a disposizione e, soprattutto, senza un copione e girato in 12 giorni. «La mia idea era quella di ritrovare il piacere e il divertimento di stare dietro alla macchina da presa e vedere cosa ne veniva fuori», ha spiegato la Satrapi in occasione della presentazione del film fuori concorso al Festival internazionale del film di Roma 2012. «Quando ero bambina, avevo due attività preferite: disegnare e mettere in scena piccoli spettacoli con i miei amici. Ancora oggi, se non sono coinvolta in grossi progetti, mi diverto a sperimentare e Gang of the Jotas ne è un esempio. L'ho girato con Mattias Ropa e Stéphane Roche, che sono anche montatori e produttori del film.
Gli elementi della storia sono semplici. Prima di tutto la Spagna perché è bella: la gente è rilassata e quando si gira non causa problemi, il clima è magnifico e ti permette di girare senza intoppi e il paesaggio è estatico. La mafia, invece, perché ho visto tanti film di mafia e, siccome non sono e non potrei mai esserlo nella vita reale, mi sono divertita a interpretare una criminale. Il badminton perché è uno sport pessimo e un po' ridicolo: pochi anni fa, comprai dei rollerblades per essere come tutti quanti ma il mio senso dell'equilibrio è inesistente... dopo 10 tentativi e 30 differenti protezioni, il venditore ha deciso che non i rollerblades non facevano per me e mi ha proposto di acquistare le attrezzature da badminton al posto dei pattini. In Gang of the Jotas, poi, non c'è nulla di naturale. Tutto, azioni e personaggi, era scritto la notte prima di cominciare a girare una scena. Nonostante sembri abbastanza realistico, il personaggio della "donna" non è basato su me stessa. Mi sono ispirata semmai alla commedia screwball. Quando, poi, sono arrivata nel deserto di Tabernas, dove Sergio Leone ha girato molte scene dei suoi film, mi è venuta voglia di girare una scena con lo stile di Leone, con la "piccola" differenza che io non sono né Leone né Clint Eastwood e non ci sono cavalli e tutto il resto.
Punto di contatto con la mia precedente produzione è invece il ruolo giocato dalle origini personali e dal passato nebuloso. Nessuno può sfuggire alla propria storia e il mio è sempre un cinema d'esilio.
In Gang of the Jotas ci sono diversi momenti di violenza. Ho scelto di stilizzarli in un modo che rende le scene divertente: pur mantenendo la drammaticità, ho fatto appello all'umorismo e il modo in cui le ho girate nascondono dietro diverse riflessioni».

 

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