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Il ponte sul fiume Kwai

Regia di David Lean vedi scheda film

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La recensione su Il ponte sul fiume Kwai

di kubritch
8 stelle

"Pazzia!" "Pazzia!" E' la presa di coscienza finale del protagonista. Tuttavia non bisogna farsi sviare da letture umanitarie e politiche. Questo è un film che parla della bellezza. La bellezza artefatta dall'uomo (il ponte) contro la bellezza, sublimemente indifferente alle vicende umane, della natura (il magnifico paesaggio). Per certi versi sembrerebbe il film che ha ispirato "La sottile linea rossa" di Malik; meno intellettualistico e più popolare in senso nobile del termine. Quello che non mi piace, come al solito dei film cosiddetti "mainstream"(come s dice oggi. Mi beccherei due ceffoni da Palumbella rossa se mi sentisse), di serie A, di gran lusso, colossal o blockbusters, è l'elemento superfluo, riconoscibile per differenza, che attiene al senso illusorio di realtà dei contemporanei. Sono tutte quelle scene, quei dialoghi, quelle caratterizzazioni mimiche dei personaggi e quei dettagli che servono per favorire il processo di immedesimazione dello spettatore contemporaneo alla pellicola. Per esempio, il film mette al centro un elogio della laboriosità e della perizia tecnologica dell'esercito inglese che va esteso a tutto il fronte occidentale. Tematiche che interessano più certa politica propagandistica che l'Arte in sé e per sé. Ebbene, l'abilità di Lean sta nel prendere tutto ciò e rivoltarlo a favore della sua personale poetica aggirando i dictat, i limiti e le strettoie della macchina socio-economica. A certi livelli di budget non si può far altro. E' per questo che Kubrick ha abbandonato Hollywood in favore di equipaggamenti più snelli e adatti a visioni, fortemente, autoriali. Non avrebbe mai avuto in USA la libertà di fare i film che voleva così come li voleva. I film di serie A sono sempre inquadrati nella politica della classe dirigente dominante. Oggi, che i politici hanno imparato il mezzo e se ne sono appopriati, la priorità è educare, sin dalla più tenera età al consumismo. Quando non sarà più così e la differenza con la contemporaneità emergerà in tutta la sua evidenza, allora il giudizio potrà essere più limpido. E' sempre la 'Storia' che decreta il migliore. Quanti genii sono morti pezzenti? Il successo economico non è dimostrazione di valore artistico. Se sfrondando il film non si evincerà alcun discorso universalmente valido l'opera verrà derubricata come reperto di interesse sociologico inerente ad una determinata epoca storica. Questa è la situazione in cui il 'cosa' prevale sul 'come'. Va detto che per 'come' s'intende , in minor parte, l'evoluzione dei trucchi ottici, in maggior parte, l'architettura delle immagini, tendente a riprodurre il senso autentico del mondo. Ciò che prescinde o trascende il tema trattato dall'artista, altrimenti I girasoli di Van Gogh non avrebbero alcun senso. Per fare un esempio, i film con effetti speciali, tipo 'Ritorno al futuro', 'Lo squalo', 'Incontri ravvicinati', 'Alien' che hanno entusiasmato le platee internazionali, oggi sono per appassionati, e se venissero riproposti non avrebbero lo stesso successo di pubblico. Persino 'Guerre Stellari' risulterebbe visualmente ingenuo e datato. Altri film di scarsissimo successo sono diventati col tempo pietre miliari. Altri film ancora che, in passato hanno avuto largo consenso oggi sono considerati di poca importanza. Per esempio: I film dei Vanzina, ma anche certi film hard. David Lean dimostra, sicuramente, una visione lucida e più ampia del mondo seppure, almeno in questo film, risente dei riferimeti culturali del tempo in cui è stato girato. Per ragioni di armonia e unità narrativa, il film avrebbe dovuto essere più inequivocalbilmente focalizzato sul tema del rapporto dell'uomo con il senso della bellezza, come fà Malik forse eccedendo, e meno politicamente corretto. Quì c'entrano i problemi produttivi. Resta un film di valore con performaces attoriali imprescindibili.  Su tutti Alec Guinness.

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