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Betrayal

Regia di Kirill Serebrennikov vedi scheda film

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La recensione su Betrayal

di Tex61
8 stelle

 

E’ un film russo questo Izmena (tradimento). Lo si riconoscerebbe ad occhi semichiusi. Ha i tratti grigi e opprimenti del nord e ha il fascino di quei luoghi, per quelli che, come me, ne subiscono il fascino. Ma, ciò premesso, gli manca qualcosa, è un film che non si chiude mai e strizza troppo l’occhietto ai festival. Ha una fotografia gelida ma impeccabile, una storia che parte bene (la rivelazione nello studio medico è di sicuro effetto) ma poi si perde fornendo, al sottoscritto, la sensazione di irrisolto, non ha un’anima emozionalmente “pulsante” e propone qualche simbolo a dir poco “puerile” (il cervo); ma forse in Russia l’accostamento alle propaggini ramificate di quell’animale non sono associabili a chi sconta un coniuge fedifrago. Altri simboli mi sono apparsi poco decifrabili (il bacio richiesto dalla poliziotta) o il cambio d’abiti nel bosco: quest’ultimo forse a significare il passaggio a nuova vita. Nonostante tutto mi è piaciuto, senza entusiasmarmi, ma mi è piaciuto. Il film rappresenta, a volte efficacemente, a volte meno, alcuni accadimenti esistenziali nei quali credo profondamente. Il destino (l’incidente), la sfacciata falsità di tanta parte di umanità (la moglie che propone l’acquisto di una definitiva alcova o che spergiura e si offende a fronte dei sospetti del marito), l’insopprimibilità delle passioni e, per ultimo, la nostra natura (quella di molti, più di quanti si creda) che spesso ridicolizza, nei fatti, tutte le regole che il raziocinio, la religione e un certo perbenismo hanno scritto e con le quali si sono voluti recintare, delimitare, costringere i sentimenti, le pulsioni; anche inconfessabili. Il tutto con un epilogo di struggente tristezza, dove non ci sono ne vincitori ne vinti, dove non c’è terrena giustizia, dove chi ha ricevuto dolore e umiliazione lo restituisce a sua volta e dove sembra che l’unica costante trionfante sia la sofferenza esistenziale alla quale contribuiscono, in larghissima parte i rapporti sentimentali e le pene che troppo spesso ne conseguono. Si, proprio loro, che, anche quando solennemente benedetti da un provvidenziale “fino che morte non vi separi”, rivelano spessissimo tutta la loro fragilità; ovvero la nostra naturale e nativa fragilità. Se avete propensioni alla melanconia e non siete degli inguaribili ottimisti, merita una visione.

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